CAPITOLO IV

LA PERFETTA CONSACRAZIONE A GESÙ CRISTO

120. Poiché tutta la nostra perfezione consiste nell'essere conformi, uniti e consacrati a Gesù Cristo, la più perfetta di tutte le devozioni è senza dubbio quella che ci conforma, unisce e consacra più perfettamente a Gesù Cristo. Ora, poiché Maria è la creatura più conforme a Gesù Cristo, ne segue che di tutte le devozioni quella che consacra e conforma di più un'anima a Nostro Signore è la devozione alla santissima Vergine, sua santa Madre, e che più un'anima sarà consacrata a Maria, più lo sarà a Gesù Cristo.

Perciò la perfetta consacrazione a Gesù Cristo non è altro che una perfetta e totale consacrazione di se stesso alla santissima Vergine, che è la devozione che insegno; o in altre parole una perfetta rinnovazione dei voti e delle promesse del santo battesimo.

121. Questa devozione consiste dunque nel donarsi interamente alla santissima Vergine, per essere per mezzo di lei interamente di Gesù Cristo. Bisogna donarle:

1) il nostro corpo con tutti i suoi sensi e le sue membra;

2) la nostra anima con tutte le sue facoltà;

3) i nostri beni esteriori presenti e futuri;

4) i nostri beni interiori e spirituali, che sono i nostri meriti, le nostre virtù e le nostre buone opere passate, presenti e future: in breve, tutto quello che abbiamo nell'ordine della natura e nell'ordine della grazia, e tutto quello che potremo avere in futuro nell'ordine della natura, della grazia o della gloria, e questo senza nessuna riserva, nemmeno di un denaro, di un capello e della minima buona azione, e per tutta l'eternità, senza pretendere né sperare nessun'altra ricompensa della propria offerta e del proprio servizio, che l'onore di appartenere a Gesù Cristo per mezzo di lei e in lei, quand'anche questa amabile Padrona non fosse, come ella è sempre, la più liberale e la più riconoscente delle creature.

122. Qui bisogna notare che ci sono due cose nelle buone opere che facciamo, cioè: la soddisfazione e il merito, ossia il valore satisfattorio o impetratorio e il valore meritorio. Il valore satisfattorio o impetratorio di un'opera buona è una buona azione in quanto soddisfa alla pena dovuta per il peccato, o ottiene qualche nuova grazia; il valore meritorio, o il merito, è una buona azione in quanto merita la grazia e la gloria eterna. Ora, in questa consacrazione di noi stessi alla santissima Vergine, noi le doniamo tutto il valore satisfattorio, impetratorio e meritorio, ossia le soddisfazioni e i meriti di tutte le nostre buone opere: le doniamo i nostri meriti, le nostre grazie e le nostre virtù, non per comunicarli ad altri (perché i nostri meriti, grazie e virtù, per l'esattezza, sono incomunicabili; e solo Gesù Cristo, facendosi nostro garante presso il Padre, poté comunicarci i suoi meriti), ma per conservarceli, aumentarli e abbellirli, come diremo in seguito; le doniamo le nostre soddisfazioni per comunicarle a chi le sembrerà bene, e per la maggior gloria di Dio.

123. Ne consegue che: 1) con questa devozione si dà a Gesù Cristo, nel modo più perfetto, perché per le mani di Maria, tutto ciò che gli si può dare, e molto più che con le altre devozioni, in cui gli si dona una parte del proprio tempo, o una parte delle proprie buone opere, o una parte delle proprie soddisfazioni e mortificazioni. Qui tutto è dato e consacrato, perfino il diritto di disporre dei propri beni interiori, e le soddisfazioni che si guadagnano di giorno in giorno con le proprie buone opere: cosa che non si fa in nessun ordine religioso. Negli ordini religiosi si danno a Dio i beni di fortuna con il voto di povertà, i beni del corpo con il voto di castità, la propria volontà con il voto di obbedienza, e talvolta la libertà del corpo con il voto di clausura; ma non gli si dà la libertà o il diritto che si ha di disporre del valore delle proprie buone opere, e non ci si spoglia totalmente di ciò che il cristiano ha di più prezioso e di più caro, che sono i propri meriti e le proprie soddisfazioni.

124. 2) Ne consegue che una persona che si è così volontariamente consacrata e sacrificata a Gesù Cristo per mezzo di Maria non può più disporre del valore di nessuna delle sue buone azioni: tutto quello che soffre, tutto quello che pensa, dice e fa di bene, appartiene a Maria, affinché ne disponga secondo la volontà di suo Figlio, e per la sua maggior gloria. Senza tuttavia che questa dipendenza pregiudichi in nessun modo gli obblighi dello stato in cui uno si trova, e in cui potrà trovarsi in futuro: per esempio, gli obblighi di un sacerdote che, per ufficio o per altro motivo, deve applicare il valore satisfattorio e impetratorio della santa Messa a una determinata persona; perché si fa questa offerta secondo l'ordine di Dio e i doveri del proprio stato.

125. 3) Ne consegue che ci si consacra al tempo stesso alla santissima Vergine e a Gesù Cristo: alla santissima Vergine come al mezzo perfetto che Gesù Cristo ha scelto per unirsi a noi e per unirci a lui; e a Nostro Signore come al nostro ultimo fine, al quale dobbiamo tutto ciò che siamo, come al nostro Redentore e al nostro Dio.

126. Ho detto che questa devozione può benissimo essere chiamata una perfetta rinnovazione dei voti o promesse del santo battesimo.

Perché ogni cristiano, prima del battesimo, era schiavo del demonio, perché gli apparteneva. Egli, nel battesimo, con la propria bocca o con quella del padrino e della madrina, ha rinunciato solennemente a Satana, alle sue seduzioni e alle sue opere, e ha scelto Gesù Cristo per suo Padrone e sovrano Signore, per dipendere da lui in qualità di schiavo d'amore. È ciò che si fa con la presente devozione: si rinuncia (come è indicato nella formula di consacrazione) al demonio, al mondo, al peccato e a se stessi, e ci si dona interamente a Gesù Cristo per le mani di Maria. Anzi si fa qualcosa di più, perché nel battesimo si parla ordinariamente per bocca altrui, cioè per mezzo del padrino e della madrina, e ci si dona a Gesù Cristo per mezzo di un rappresentante; ma in questa devozione ciò avviene da se stessi, volontariamente, con cognizione di causa.

Nel santo battesimo non ci si dona a Gesù Cristo per le mani di Maria, almeno espressamente, e non si dà a Gesù Cristo il valore delle proprie buone azioni; si resta, dopo il battesimo, completamente liberi di applicarlo a chi si vuole o di conservarlo per sé; ma con questa devozione ci si dona espressamente a Nostro Signore per le mani di Maria, e gli si consacra il valore di tutte le proprie azioni.

127. «Gli uomini, dice san Tommaso, fanno voto nel battesimo di rinunciare al diavolo e alle sue seduzioni». E questo voto, dice sant'Agostino, è il più grande e il più indispensabile. Lo stesso dicono i canonisti: «Il voto principale è quello che facciamo nel battesimo». Ma chi osserva questo grande voto? Chi mantiene fedelmente le promesse del santo battesimo? Quasi tutti i cristiani non vengono forse meno alla fedeltà promessa a Gesù Cristo nel loro battesimo? Da dove può venire questo disordine universale, se non dalla dimenticanza in cui si vive delle promesse e degli impegni del santo battesimo, e dal fatto che quasi nessuno ratifica da se stesso il contratto d'alleanza che ha fatto con Dio per mezzo del padrino e della madrina!

128. Questo è così vero che il Concilio di Sens, convocato per ordine di Luigi il Buono per rimediare ai grandi disordini dei cristiani, giudicò che la principale causa di questa corruzione nei costumi veniva dalla dimenticanza e dall'ignoranza in cui si viveva degli impegni del santo battesimo; e non trovò miglior mezzo per rimediare a un così grande male che portare i cristiani a rinnovare i voti e le promesse del santo battesimo.

129. Il Catechismo del Concilio di Trento, fedele interprete delle intenzioni di questo santo Concilio, esorta i parroci a fare la stessa cosa e a portare i fedeli a ricordarsi che sono legati e consacrati a nostro Signore Gesù Cristo come schiavi al loro Redentore e Signore. Ecco le sue parole: «Il parroco esorterà il popolo fedele in modo da fargli comprendere... che è giusto offrirci e consacrarci per sempre come schiavi al nostro Redentore e Signore» (parte I, cap. 3).

130. Ora, se i Concili, i Padri e l'esperienza stessa ci mostrano che il miglior mezzo per rimediare ai disordini dei cristiani è far ricordare loro gli obblighi del battesimo e far rinnovare loro i voti fatti, non è ragionevole che lo si faccia ora in modo perfetto con questa devozione e consacrazione a Nostro Signore per mezzo della sua santa Madre? Dico in modo perfetto, perché ci si serve, per consacrarsi a Gesù Cristo, del più perfetto di tutti i mezzi, che è la santissima Vergine.

131. Non si può obiettare che questa devozione sia nuova o indifferente: non è nuova, poiché i Concili, i Padri e parecchi autori antichi e moderni parlano di questa consacrazione a Nostro Signore o rinnovazione dei voti del santo battesimo come di una cosa anticamente praticata, e la consigliano a tutti i cristiani; non è indifferente, poiché la principale fonte dei disordini, e di conseguenza della dannazione dei cristiani, viene dalla dimenticanza e dall'indifferenza per questa pratica.

132. Alcuni potrebbero dire che questa devozione, facendoci donare a Nostro Signore, per le mani della santissima Vergine, il valore di tutte le nostre buone opere, preghiere, mortificazioni ed elemosine, ci mette nell'impossibilità di soccorrere le anime dei nostri parenti, amici e benefattori.

Rispondo loro, in primo luogo, che non è pensabile che i nostri amici, parenti o benefattori soffrano un danno dal fatto che noi ci siamo dedicati e consacrati senza riserve al servizio di Nostro Signore e della sua santa Madre. Sarebbe fare ingiuria alla potenza e alla bontà di Gesù e di Maria, che sapranno ben assistere i nostri parenti, amici e benefattori con le nostre opere spirituali, o per altre vie.

In secondo luogo, questa pratica non impedisce che si preghi per gli altri, sia morti che vivi, benché l'applicazione delle nostre buone opere dipenda dalla volontà della santissima Vergine; al contrario ci porterà a pregare con più fiducia; così come una persona ricca che avesse dato ogni suo bene a un grande principe, per onorarlo maggiormente, pregherebbe con più fiducia questo principe di fare l'elemosina a un proprio amico che gliela chiedesse. Sarebbe anzi fare piacere a questo principe dargli l'occasione di testimoniare la sua riconoscenza verso una persona che si è spogliata per rivestirlo, che si è impoverita per onorarlo. Bisogna dire la stessa cosa di Nostro Signore e della santa Vergine: essi non si lasceranno mai vincere in riconoscenza.

133. Alcuni forse diranno: Se dono alla santissima Vergine tutto il valore delle mie azioni perché lo applichi a chi vorrà, forse bisognerà che io soffra a lungo in purgatorio.

Questa obiezione, che viene dall'amor proprio e dall'ignoranza della liberalità di Dio e della sua santa Madre, si distrugge da se stessa. Un'anima fervente e generosa che ha più a cuore gli interessi di Dio che i propri, che dona a Dio tutto ciò che ha, senza riserve, di modo che non possa dargli di più, non plus ultra, che non respiri che la gloria e il regno di Gesù Cristo per mezzo della sua santa Madre, e che si sacrifichi interamente per conseguirlo; quest'anima generosa e liberale, dico, sarà più punita nell'altro mondo per essere stata più liberale e più disinteressata delle altre? Tutt'altro: è con quest'anima, come vedremo in seguito, che Nostro Signore e la sua santa Madre sono generosissimi in questo mondo e nell'altro, nell'ordine della natura, della grazia e della gloria.