Il Santo Rosario

I Sacramenti

Summa Theologiae

Somma Teologica III, q. 60

Che cos'è il sacramento

Dopo lo studio dei misteri del Verbo incarnato passiamo a considerare i sacramenti della Chiesa che da lui ricevono la loro efficacia. Tratteremo prima dei sacramenti in genere, poi di ciascun sacramento in particolare.
Sui sacramenti in genere si presentano cinque argomenti: Primo, che cos'è il sacramento; secondo, la necessità dei sacramenti; terzo, gli effetti dei sacramenti; quarto, la loro causa; quinto, il loro numero.
Sul primo tema si pongono otto quesiti: 1. Se il sacramento sia un segno; 2. Se ogni segno di cosa sacra sia sacramento; 3. Se stia a significare una o più cose; 4. Se sia un segno sensibile; 5. Se per il sacramento si richieda una cosa sensibile determinata; 6. Se per il segno sacramentale si richieda la parola; 7. Se si richiedano parole determinate; 8. Se a codeste parole si possa aggiungere o togliere qualche cosa.

ARTICOLO 1

Se il sacramento sia un segno

SEMBRA che il sacramento non sia nella categoria dei segni. Infatti:
1. Sacramento viene da sacrare (santificare), come medicamento da medicare. Ma ciò dice causa piuttosto che segno. Il sacramento dunque è più causa che segno.

2. La parola sacramento significa qualche cosa d'occulto, come si legge in Tobia: "È bene tener nascosto il sacramento (segreto) del re", e in S. Paolo: "Quale sia la traduzione in atto del sacramento (mistero) nascosto da secoli in Dio". Ora, quello che è occulto, non può servire da segno, il quale, come lo definisce S. Agostino, "oltre la percezione di sé impressa sui sensi fa conoscere qualche altra cosa". Dunque il sacramento non è nella categoria dei segni.
3. Sacramento qualche volta sta per giuramento; così nel Decreto di Graziano: "I bambini che non sono ancora giunti all'età della ragione non si obblighino a giurare, e chi è stato spergiuro non sia più ammesso né a fare da teste né a prestare sacramento (giuramento)". Ma il giuramento non è un segno. Quindi neanche il sacramento.

IN CONTRARIO: S. Agostino afferma: "Il sacrificio visibile è sacramento, o segno sacro, del sacrificio invisibile".

RISPONDO: Tutte le cose che, sia pure in modi diversi, si riferiscono a un medesimo termine, possono riceverne una stessa denominazione: così, in relazione alla sanità che si riscontra nell'animale, si dice sano non soltanto l'animale in cui essa si trova, ma si dice sana la medicina in quanto causa la sanità, la dieta in quanto la conserva e l'orina perché ne è un sintomo. Allo stesso modo quindi una cosa può essere denominata sacramento, o perché ha in sé una santità occulta: e allora sacramento è lo stesso che segreto sacro; o perché ha con la santità un rapporto di causa, di segno o di altro. Ora, qui noi parliamo dei sacramenti in quanto implicano relazione di segni (di cose sacre). E sotto quest'aspetto il sacramento entra nella categoria dei segni.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. La parola medicamento e tutte le altre che derivano da medicina, hanno senso di causa, perché tale è il rapporto della medicina rispetto alla salute. La santità invece, da cui deriva il termine sacramento, non va intesa come causa efficiente, ma come causa formale o finale. Non è detto quindi che sacramento abbia sempre significato causale.
2. La difficoltà prende sacramento nel senso di segreto sacro. Va notato che sacro o sacramento viene denominato non solo il segreto di Dio, ma anche quello di un re, perché secondo gli antichi si chiamavano sante o sacrosante tutte le cose inviolabili, anche le mura cittadine e le persone costituite in autorità. Ecco perché si dicono sacri o sacramenti quei segreti divini e umani che non è lecito violare rendendoli pubblici.
3. Anche il giuramento ha un certo rapporto con le cose sacre, perché è un'attestazione mediante ricorso a qualche cosa di sacro. E in tal senso può denominarsi sacramento; però non nella stessa accezione in cui ora parliamo dei sacramenti; ma in un senso non del tutto equivoco, bensì analogico, poiché secondo relazioni diverse si riferiscono a un'unica cosa, cioè al sacro.

ARTICOLO 2

Se ogni segno di cosa sacra sia sacramento

SEMBRA che non ogni segno di cosa sacra sia sacramento. Infatti:
1. Tutte le creature sensibili sono segni di cose sacre, secondo S. Paolo: "Le perfezioni invisibili di Dio, comprendendosi dalle cose fatte, si rendono visibili". Ma non tutte le cose sensibili possono dirsi sacramento. Quindi non ogni segno di cosa sacra è sacramento.

2. Tutto ciò che si faceva nell'antica legge, come afferma S. Paolo raffigurava il Cristo, il Santo dei Santi: "Tutte queste cose accadevano loro in senso figurale", "sono l'ombra di ciò che doveva avvenire, cioè della realtà di Cristo". Però non tutti i fatti del vecchio Testamento né tutti i riti dell'antica legge sono sacramenti, ma alcuni in particolare, come si è detto nella Seconda Parte. Perciò non ogni segno di cosa sacra è sacramento.
3. Anche nel nuovo Testamento molte cose hanno significato sacro e non sono tuttavia sacramenti: p. es., l'aspersione dell'acqua benedetta, la consacrazione di un altare e cose simili. Dunque non ogni segno di cosa sacra è sacramento.

IN CONTRARIO: La definizione s'identifica con la cosa definita. Ma alcuni definiscono il sacramento "segno di cosa sacra", e ciò anche in base al testo di S. Agostino citato sopra. Sembra perciò che ogni segno di cosa sacra sia sacramento.

RISPONDO: I segni interessano l'uomo, perché questi ha bisogno di procedere dal noto all'ignoto. Quindi si dice sacramento in senso proprio ciò che è segno di cose sacre riguardanti gli uomini; ossia è sacramento, come intendiamo parlarne ora, il segno di cose sacre fatte per santificare gli uomini.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Le creature sensibili significano qualche cosa di sacro, cioè la sapienza e bontà divina, in quanto sacre in se stesse, non già in quanto santificano noi; e quindi non possono dirsi sacramenti nel senso indicato.
2. Alcune cose del vecchio Testamento stavano a significare la santità del Cristo come posseduta da lui. Altre invece volevano significare la sua santità in quanto santifica noi: così l'immolazione dell'agnello pasquale prefigurava l'immolazione del Cristo dalla quale noi siamo stati santificati. Ebbene, solo queste ultime erano in senso proprio i sacramenti dell'antica legge.
3. Le cose prendono nome dal loro fine e compimento. Ora, il fine non si ha nella disposizione, ma nella perfezione raggiunta. Perciò hanno nome di sacramenti non le cose che dispongono alla santità, come quelle ricordate nell'obiezione, ma soltanto quelle che significano la santità umana nella sua perfezione.

ARTICOLO 3

Se il sacramento stia a significare una cosa soltanto

SEMBRA che il sacramento non stia a significare che una cosa sola. Infatti:
1. Ciò che ha più di un significato, come si riscontra nelle parole equivoche, è ambiguo e occasione d'inganno. Ma ogni inganno dev'essere tenuto lontano dalla nostra religione, secondo l'esortazione di S. Paolo: "Guardate che nessuno riesca a prendervi al laccio con la filosofia o con vani inganni". Dunque il sacramento non è segno di più cose.

2. Il sacramento, come abbiamo detto, significa una cosa sacra in quanto causa della santificazione umana. Ma la causa della nostra santificazione, a detta di S. Paolo, è una sola, cioè il sangue di Cristo: "Gesù per santificare con il suo sangue il popolo, soffrì fuori della porta". Il sacramento quindi non può significare più cose.
3. Il sacramento, come abbiamo detto sopra, sta a significare propriamente la santificazione nel suo ultimo termine. Ma il compimento della santificazione è la vita eterna, come avverte S. Paolo: "Avete per vostro frutto la santificazione e per compimento la vita eterna". Dunque il sacramento deve significare una cosa soltanto, la vita eterna.

IN CONTRARIO: Nel sacramento, come insegna S. Agostino, due sono le cose significate: il corpo reale e il corpo mistico del Cristo.

RISPONDO: Sacramento propriamente si dice, come abbiamo precisato sopra, ciò che è destinato a significare la nostra santificazione. Ma in questa si possono considerare tre cose: la sua causa efficiente, che è la passione di Cristo; la causa formale, che consiste nella grazia e nelle virtù; e la causa finale ultima, che è la vita eterna. Ebbene tutte e tre queste cose vengono significate dai sacramenti. Perciò il sacramento è segno commemorativo del passato, cioè della morte di Cristo; segno dimostrativo del frutto prodotto in noi dalla sua passione, cioè della grazia; e segno profetico o preannunziatore della gloria futura.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Un segno è ambiguo e offre l'occasione di sbagliare, quando significa più cose disparate che non si coordinano a vicenda. Quando invece le cose indicate dal segno costituiscono un tutto unico per il nesso che le lega, allora il segno non è ambiguo, ma certo; così il termine uomo indica sia l'anima che il corpo in quanto costituiscono la natura umana. Allo stesso modo il sacramento indica tutte e tre le cose suddette, in quanto esse per la relazione reciproca costituiscono una cosa sola.
2. Il sacramento, appunto perché significa la cosa che ci santifica, viene a significare anche l'effetto di essa quale causa santificante.
3. Per avere un sacramento basta che una cosa significhi la perfezione derivante dalla forma: perciò non si richiede che indichi solamente la perfezione derivante dal raggiungimento del fine.

ARTICOLO 4

Se il sacramento sia sempre qualche cosa di sensibile

SEMBRA che il sacramento non sia sempre qualche cosa di sensibile. Infatti:
1. Il Filosofo dice che "ogni effetto è segno della sua causa". Ma come ci sono effetti sensibili, così ci sono anche effetti spirituali : la scienza, p. es., è effetto della dimostrazione. Perciò non ogni segno è sensibile. Del resto per la nozione di sacramento basta, come si è già detto, che ci sia la significazione di una cosa fatta per santificare l'uomo. Non si richiede dunque che il sacramento sia una cosa sensibile.

2. I sacramenti fanno parte del regno di Dio e del culto di Dio. Ma le cose sensibili non rientrano nel culto di Dio, perché, come dice il Vangelo: "Dio è spirito, e quelli che lo adorano, lo devono adorare in spirito e verità"; e S. Paolo insegna: "Non è il regno di Dio né cibo né bevanda". Dunque per il sacramento non si richiedono cose sensibili.
3. Per S. Agostino "le cose sensibili sono beni minimi, senza dei quali l'uomo può vivere rettamente". I sacramenti invece sono necessari alla salvezza umana, come vedremo in seguito; cosicché senza di essi non si può vivere rettamente. Perciò per i sacramenti non si richiedono cose sensibili.

IN CONTRARIO: S. Agostino ha scritto: "La parola raggiunge l'elemento e ne fa un sacramento". E nel caso si riferisce all'elemento sensibile dell'acqua. Dunque per i sacramenti sono indispensabili dei dati sensibili.

RISPONDO: La sapienza divina provvede a ciascun essere secondo la sua natura; ecco perché sta scritto nella Sapienza che "governa ogni cosa con soavità". E il Vangelo dichiara che "diede a ciascuno secondo la sua capacità". Ora, all'uomo è connaturale giungere alla conoscenza delle cose spirituali attraverso quelle sensibili. D'altra parte il segno serve come mezzo per conoscere altre cose. Poiché dunque le cose sacre significate dai sacramenti sono beni spirituali e soprasensibili per santificare l'uomo, ne segue che la mediazione dei sacramenti debba concepirsi per il tramite di elementi sensibili: del resto persino nella S. Scrittura le cose spirituali ci vengono descritte con esempi di cose materiali. Ecco perché per i sacramenti si richiedono cose sensibili; e ciò risulta anche dall'insegnamento di Dionigi.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Ogni cosa deriva nome e definizione da ciò che le appartiene in modo primario ed essenziale, non già da ciò che le viene attribuito in relazione ad altro. Ora, un effetto sensibile, imponendosi immediatamente per se stesso alla nostra conoscenza, ha per sua natura la funzione di guidarci a conoscere altre cose, perché la nostra conoscenza inizia sempre dal senso. Al contrario i fatti d'ordine spirituale non hanno tale potere, se non in quanto e dopo che si sono resi manifesti attraverso effetti sensibili. Ecco perché a prendere nome di segni sono prima e principalmente le cose che si offrono ai sensi; ed ecco perché S. Agostino definisce il segno "ciò che oltre la percezione di sé prodotta sui sensi fa conoscere qualche altra cosa". Ora, i fatti d'ordine spirituale non hanno natura di segno, se non in dipendenza da altri segni che li facciano conoscere. E in questo senso si dicono sacramenti anche alcuni elementi non sensibili, in quanto sono significati da elementi sensibili, come vedremo appresso.
2. Le cose sensibili, se si considerano nella loro natura, non appartengono al culto o al regno di Dio; ma ne fanno parte solamente come segni delle cose spirituali che costituiscono il regno di Dio.
3. S. Agostino parla delle cose sensibili secondo quello che valgono per la loro natura; non già in quanto esse sono assunte a significare i beni spirituali, che sono i beni supremi.

ARTICOLO 5

Se per i sacramenti si richiedano cose sensibili determinate

SEMBRA che per i sacramenti non occorrano cose sensibili determinate. Infatti:
1. Stando a ciò che abbiamo detto, le cose sensibili si richiedono nei sacramenti per significare. Ma niente proibisce che una stessa cosa sia significata da più dati sensibili: nella Sacra Scrittura, p. es., Dio è indicato metaforicamente ora dalla pietra, ora dal leone, ora dal sole, e così via. Dunque cose diverse possono convenire a un medesimo sacramento. Quindi non c'è bisogno che le cose sensibili siano determinate.

2. È più necessaria la salute dell'anima che quella del corpo. Ma tra le medicine corporali, destinate alla salute fisica, una può prendersi al posto di un'altra che venga a mancare. Molto più dunque nei sacramenti, che sono le medicine spirituali ordinate alla salute dell'anima, potrà in caso di bisogno usarsi una cosa per un'altra.

3. Non è conveniente che la salvezza dell'uomo sia resa più difficile dalla legge divina: e tanto meno dalla legge di Cristo, venuto a salvare tutti. Ora, nello stato della legge naturale non si richiedevano nei sacramenti delle cose determinate, ma si sceglievano liberamente, come quando Giacobbe promise a Dio di offrire decime e vittime pacifiche. Perciò la libertà dell'uomo non doveva essere coartata, e tanto meno dalla nuova legge, con la determinazione di cose determinate nell'uso dei sacramenti.

IN CONTRARIO: Il Signore ha affermato: "Chi non rinasce dall'acqua e dallo Spirito Santo, non può entrare nel regno di Dio".

RISPONDO: Nell'uso dei sacramenti possiamo considerare due cose, il culto divino e la santificazione dell'uomo; il primo è compito dell'uomo rispetto a Dio, la seconda viceversa compete a Dio nei riguardi dell'uomo. Ora, nessuno può avere libertà sulle cose che sono in potere di un altro, ma solo su quelle che sono in potere suo. Essendo quindi la santificazione dell'uomo in potere di Dio santificatore, non compete all'uomo assumere a suo arbitrio le cose che lo santifichino, ma esse devono venire determinate per istituzione divina. Ecco perché nei sacramenti della nuova legge, fatti per santificare gli uomini, secondo le parole di S. Paolo ai Corinzi: "Siete stati lavati, siete stati santificati", è necessario adoperare quelle cose che sono state determinate per istituzione divina.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. È vero che una stessa cosa può essere rappresentata da segni diversi; tuttavia la scelta del segno spetta a chi prende l'iniziativa di esprimersi. Ora, è Dio che prende l'iniziativa di significare le cose spirituali con cose sensibili, sia mediante i sacramenti che mediante le parole metaforiche della Scrittura. Quindi, come nei vari passi della Scrittura fu determinato dallo Spirito Santo quali similitudini usare per esprimere le cose spirituali, così dev'essere determinato per istituzione divina quali siano le cose da adibirsi nei vari sacramenti.
2. Le cose sensibili hanno dalla loro natura le virtù terapeutiche per la salute del corpo; e quindi se due di esse hanno la stessa virtù, non ha importanza la preferenza per l'una o per l'altra. Esse invece non sono ordinate a santificare per una loro virtù naturale, bensì soltanto per istituzione divina. Perciò era necessario che Dio determinasse di quali cose sensibili si dovesse far uso nei sacramenti.

3. Come nota S. Agostino, a tempi diversi si addicono sacramenti diversi; infatti anche per indicare tempi diversi si usano forme verbali differenti, cioè presente, passato e futuro. Ecco perché nello stato della legge naturale gli uomini, come non erano mossi al culto di Dio da nessuna legge esterna, ma solo da una spinta interiore, così dall'interno l'ispirazione suggeriva loro le cose da destinare al culto di Dio. In seguito si rese necessaria anche una legge esterna, sia per l'oscuramento della legge naturale a causa dei peccati degli uomini, sia per dare una più chiara significazione della grazia con la quale Cristo santifica il genere umano. Per questo era necessario che si determinassero agli uomini le cose da usare nei sacramenti. Né con questo è resa più angusta la via della salvezza; poiché le cose necessarie nei sacramenti, o sono di uso comune, o si possono avere con poca fatica.

ARTICOLO 6

Se per la significazione dei sacramenti si richieda la parola

SEMBRA che per la significazione dei sacramenti non si richiedano parole. Infatti:
1. S. Agostino si domanda: "Che altro sono i sacramenti materiali se non parole visibili?". Aggiungere quindi delle parole alle cose sensibili nei sacramenti, è come aggiungere parole a parole. Ma ciò è superfluo. Dunque nei sacramenti non si richiede l'aggiunta delle parole alle cose sensibili.

2. Il sacramento è qualche cosa di unitario. Ma non si può ottenere l'unità con cose di genere diverso. Ebbene, siccome le cose sensibili e le parole sono di genere diverso, provenendo le cose dalla natura e le parole dalla ragione, è chiaro che nei sacramenti non si richiede l'aggiunta delle parole.
3. I sacramenti della nuova legge sono succeduti ai sacramenti della legge antica: "tolti questi, sono stati istituiti quelli", osserva S. Agostino. Ma nei sacramenti dell'antica legge non occorreva nessuna formula orale. Quindi nemmeno nei sacramenti della legge nuova.

IN CONTRARIO: S. Paolo afferma: "Il Cristo amò la Chiesa e diede se stesso per lei, al fine di santificarla purificandola con il lavacro dell'acqua mediante la parola di vita". E S. Agostino precisa: "La parola raggiunge l'elemento e ne fa un sacramento".

RISPONDO: Abbiamo già detto che i sacramenti si usano come segni per la santificazione degli uomini. Si possono dunque considerare sotto tre aspetti: e sotto ciascuno di codesti aspetti è conveniente che alle cose sensibili siano aggiunte le parole. Primo, si può considerare in essi la causa santificante che è il Verbo incarnato: a questi il sacramento in certo qual modo si conforma per il fatto che aggiunge a una cosa sensibile la parola, poiché nel mistero dell'incarnazione il Verbo di Dio si unì alla carne sensibile.
Secondo, i sacramenti si possono considerare rispetto all'uomo che santificano e che è composto d'anima e di corpo: a lui si adatta la medicina del sacramento, che con il suo elemento sensibile tocca il corpo, e con le sue parole penetra, mediante la fede, nell'anima. Ecco perché S. Agostino a commento di quel passo evangelico, "Voi siete già stati mondati dalla parola...", si domanda: "Donde questa così grande virtù dell'acqua, che toccando il corpo purifichi lo spirito, se non dall'efficacia della parola, non già in quanto è pronunziata, ma in quanto è creduta?".
Terzo, i sacramenti si possono considerare rispetto all'efficacia della loro significazione. Ebbene, in proposito S. Agostino osserva che "le parole hanno tra gli uomini il primato nell'ordine della significazione"; perché esse si possono modellare in varie forme per significare i diversi concetti della mente, e ci danno così la possibilità di esprimerli con maggiore precisazione. Perciò per rendere perfetto il significato dei sacramenti, era necessario che si determinasse con qualche parola il significato delle cose sensibili. L'acqua infatti può esprimere ugualmente lavacro per la sua umidità e refrigerio per la sua freschezza; ma quando si dice: "Io ti battezzo", si fa capire che l'acqua viene usata nel battesimo a indicare un lavacro spirituale.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Le cose visibili usate nei sacramenti son chiamate parole in senso metaforico. Cioè in quanto partecipano la capacità di significare che risiede principalmente nelle parole stesse, come si è detto sopra. Quindi non è inutile nei sacramenti aggiungere parole ai segni visibili, perché le prime precisano i secondi.
2. Le parole e gli altri dati sensibili, per quanto appartengano a generi diversi se si guarda alla loro natura, si accordano tuttavia nella funzione di segni. Le parole però meglio delle altre cose. Perciò parole e cose visibili costituiscono un tutto unico nei sacramenti, come forma e materia, appunto nel senso già detto che le parole determinano il significato delle cose. - Però sotto il nome di cose s'intendono gli stessi atti sensibili, come l'abluzione, l'unzione e simili; perché il loro modo di significare è identico a quello delle cose.
3. Come dice S. Agostino, i sacramenti istituiti per indicare il presente devono essere diversi da quelli istituiti per indicare il futuro. Ora, i sacramenti dell'antica legge erano prefigurativi del Cristo venturo e perciò non lo significavano così bene come i sacramenti della nuova legge, che sono scaturiti da lui e di lui portano in se stessi una certa somiglianza, come abbiamo già notato. - Tuttavia anche nell'antica legge si usavano le parole nei riti cultuali, sia da parte dei sacerdoti che erano ministri di quei sacramenti, come in quel passo dei Numeri: "Così benedirete i figli d'Israele dicendo loro: Il Signore ti benedica..."; sia da parte di coloro che ricevevano quei sacramenti, come si legge nel Deuteronomio: "Io professo oggi dinanzi al Signore Dio tuo...".

ARTICOLO 7

Se nei sacramenti si richiedano parole determinate

SEMBRA che nei sacramenti non si richiedano parole determinate. Infatti:
1. Il Filosofo osserva che "le parole non sono identiche presso tutti". Ma la salvezza che si cerca con i sacramenti è la medesima per tutti. Perciò nei sacramenti non sono necessarie parole determinate.

2. Abbiamo detto che nei sacramenti la parola serve in quanto segno principale. Ma capita di poter significare la stessa cosa con parole diverse. Perciò nei sacramenti non si richiedono parole determinate.
3. In qualsiasi genere di cose la corruzione ne cambia la specie. Ma ci sono alcuni che nel pronunziare corrompono le parole, e tuttavia non si ritiene che per questo venga impedito l'effetto dei sacramenti: altrimenti gli illetterati e i balbuzienti che l'amministrano, spesso comprometterebbero il sacramento. Perciò non si richiedono nei sacramenti parole determinate.

IN CONTRARIO: Il Signore proferì parole determinate nella consacrazione del sacramento dell'Eucaristia, dicendo: "Questo è il mio corpo"; così pure ordinò ai discepoli di battezzare con una formula determinata quando disse: "Andate, ammaestrate tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo".

RISPONDO: Abbiamo spiegato sopra che nei sacramenti le parole fanno da forma e le cose sensibili da materia. Ora, negli esseri composti di materia e di forma, la determinazione viene dalla forma che è quasi il fine e il completamento della materia, e perciò alla costituzione di una cosa è più necessaria la determinazione della forma che quella della materia: si richiede infatti una materia determinata, perché sia adatta a una determinata forma. Perciò se nei sacramenti devono essere determinate le cose sensibili che ne sono come la materia, molto più devono essere determinate in essi le parole della forma.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Come nota S. Agostino, "la parola opera nei sacramenti non in quanto pronunziata", cioè non per suo suono esteriore, "ma in quanto creduta", cioè per il senso, che è oggetto della fede. E questo senso è lo stesso per tutti (i credenti), anche se i vocaboli non danno il medesimo suono. Ecco perché codesto senso, in qualunque lingua sia espresso, produce il sacramento.
2. Sebbene in tutte le lingue ci siano più parole di uguale significato, l'uso tuttavia ne adopera principalmente e più comunemente una per indicare una determinata cosa. E codesta voce va usata nella forma sacramentale. Come anche tra le cose sensibili si assume nell'atto del sacramento quella che è di uso più comune per indicare l'effetto sacramentale: per l'abluzione corporale, p. es., simbolo di quella spirituale, la materia più comune di cui gli uomini si servono è l'acqua; e per questo si usa l'acqua come materia del battesimo.
3. Chi nel pronunziare corrompe le parole, se lo fa intenzionalmente, mostra di non voler fare ciò che fa la Chiesa: e quindi il sacramento non viene compiuto.
Se invece lo fa per errore o per difetto di lingua, non si compie il sacramento, quando la corruzione è tale da distruggere il senso della frase. E ciò avviene principalmente quando si cambiano le iniziali delle parole: se uno, p. es., invece di dire in nomine Patris dicesse in nomine matris. - Se invece la corruzione non toglie totalmente il senso della frase, il sacramento sussiste. Ciò avviene principalmente quando si corrompono le finali, dicendo, p. es., patrias et filias. Perché, sebbene queste parole mal dette non abbiano morfologicamente alcun significato, tuttavia si prendono per buone nell'uso ordinario. E perciò sebbene il suono sia diverso, il senso rimane identico.
La ragione poi della differenza tra la corruzione delle iniziali e quella delle finali sta nel fatto che presso di noi la variazione iniziale cambia il senso, mentre la variazione finale ordinariamente non lo cambia. Presso i Greci invece cambia anche con variazioni iniziali nelle coniugazioni dei verbi.
Più di tutto però occorre stare attenti all'entità della mutazione. Perché in un modo e nell'altro può essere così piccola da non togliere il senso, o così grande da toglierlo. Quest'ultimo caso capita più facilmente, quando si altera l'iniziale del vocabolo, l'altro caso quando si altera la finale.

ARTICOLO 8

Se si possa aggiungere qualche cosa alle parole della forma sacramentale

SEMBRA che alle parole della forma sacramentale non si possa aggiungere niente. Infatti:
1. Le parole sacramentali non hanno meno valore delle parole della S. Scrittura. Ma alle parole della Scrittura niente si può aggiungere o togliere, poiché nel Deuteronomio si legge: "Non aggiungete e non togliete nulla a ciò che io vi dico"; e nell'Apocalisse: "Io protesto a ognuno che ode le parole della profezia di questo libro che, se aggiunge a queste cose, Dio manderà sopra di lui le piaghe scritte in questo libro. E se ne toglie, Dio gli toglierà la sua parte dal libro della vita". Perciò anche alla forma dei sacramenti non è lecito aggiungere o togliere nulla.

2. Nei sacramenti le parole costituiscono la forma, come si è detto. Ma nelle forme come nei numeri ogni aggiunta o sottrazione, come nota Aristotele, cambia la specie. Perciò aggiungendo o togliendo qualche cosa alla forma sacramentale, non si ha più l'identico sacramento.
3. Alla forma di un sacramento, come si richiede un determinato numero di parole, così si richiede un determinato ordine e la continuità della loro pronunzia. Se dunque l'aggiungere o il togliere non distrugge la validità del sacramento, lo stesso sembra potersi dire della trasposizione delle parole, o dell'interruzione nel pronunziarle.

IN CONTRARIO: Nella forma dei sacramenti vengono fatte da alcuni aggiunte che non vengono usate da altri: i Latini, p. es., battezzano con la formula: "Io ti battezzo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo"; i Greci invece con quest'altra: "Sia battezzato il servo del Cristo... nel nome del Padre...". E tuttavia gli uni e gli altri conferiscono validamente il sacramento. Perciò nella formula sacramentale è lecito aggiungere o togliere qualche cosa.

RISPONDO: Circa le variazioni che si possono verificare nella forma dei sacramenti, si devono tener presenti due cose. La prima riguarda colui che pronunzia la forma e la cui intenzione, come si dirà, è indispensabile per il sacramento. Se dunque costui con l'aggiunta o con l'abbreviazione intende introdurre un rito diverso, non approvato dalla Chiesa, non compie il sacramento, perché non intende fare ciò che fa la Chiesa.
La seconda cosa da tener presente riguarda il significato delle parole. Infatti, operando queste nei sacramenti, come sopra abbiamo detto, per il senso che hanno, bisogna vedere se la mutazione ne altera il debito significato. Se lo altera, è evidente che il sacramento non si produce. Ora, è chiaro che se si toglie alla forma del sacramento un elemento essenziale, il debito significato delle parole viene alterato; e quindi non si produce il sacramento. Di qui le parole di Didimo: "Se qualcuno tenta di battezzare tacendo uno dei nomi indicati", cioè del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, "battezza invalidamente". - Se invece si omette qualche elemento non essenziale della forma, non viene meno il senso debito delle parole e di conseguenza non è menomato il sacramento. Così nella forma dell'Eucaristia: "Questo è infatti il mio corpo", l'omissione di "infatti" non impedisce il senso necessario delle parole, e quindi non menoma il sacramento, quantunque in tale omissione si possa peccare per negligenza o per mancanza di rispetto.
Anche nelle aggiunte può capitare d'introdurre qualche cosa che corrompe il senso dovuto; se uno dicesse p. es.: "Io ti battezzo nel nome del Padre maggiore e del Figlio minore", come facevano gli Ariani. Tale aggiunta comprometterebbe il sacramento. Se invece l'aggiunta è tale da conservare il senso dovuto, si salva il sacramento. E non importa nulla che l'aggiunta sia fatta al principio, in mezzo, o alla fine. Se si dicesse, p. es.: "Io ti battezzo nel nome di Dio Padre onnipotente e del suo Figlio unigenito e dello Spirito Santo Paraclito", il battesimo sarebbe valido. Così pure se si dicesse: "Io ti battezzo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, e la Beata Vergine ti aiuti", il sacramento varrebbe.
Se invece per ipotesi si dicesse: "Io ti battezzo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo e della Beata Vergine Maria", il battesimo non sarebbe valido; poiché S. Paolo giustamente domanda ai Corinzi: "Forse Paolo fu messo in croce per voi? O forse siete stati battezzati nel nome di Paolo?". È chiaro che nel caso del battesimo non varrebbe, se si intendesse battezzare nel nome della Beata Vergine alla stessa maniera che nel nome della Trinità, la quale fa santo il battesimo; perché tale senso è contrario alla vera fede e di conseguenza toglie valore al sacramento. Se invece l'aggiunta, "e nel nome della Beata Vergine", si fa non per significare che il nome della Beata Vergine operi qualche cosa nel battesimo, ma perché la sua intercessione giovi al battezzato per conservare la grazia del battesimo, non si compromette la validità del sacramento.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Alle parole della Sacra Scrittura quanto al senso non è lecito aggiungere niente, ma quanto alla spiegazione gli esegeti aggiungono molte parole. Tuttavia queste aggiunte espositive non possono farsi passare come parti integranti della Scrittura, perché ciò sarebbe falso. E lo stesso avverrebbe, se uno affermasse che è essenziale alla forma sacramentale ciò che non lo è.
2. Le parole costituiscono la forma sacramentale per il loro significato. Perciò qualunque aggiunta o sottrazione di parole che non intacchi il senso genuino, non altera la natura del sacramento.
3. Se l'interruzione delle parole è tanta da compromettere l'intenzione di chi le pronunzia, si perde il senso e quindi la validità del sacramento. Non così invece, quando si tratta di una breve interruzione che non compromette né l'intenzione del ministro né la comprensione della frase.
E altrettanto dobbiamo dire della trasposizione delle parole. Perché se altera il senso della formula, non si ha il sacramento, come è chiaro nel caso di una negazione preposta o posposta al vocabolo decisivo. Se invece la trasposizione è tale da non mutare il senso della frase, il sacramento rimane integro, perché, come dice il Filosofo, "nomi e parole invertiti di posto hanno lo stesso senso".