Il Santo Rosario

La Fede

Somma Teologica II-II, q. 6

La causa della fede

Passiamo a considerare la causa della fede.
Sull'argomento si pongono due quesiti: 1. Se nell'uomo la fede sia infusa da Dio; 2. Se la fede informe sia anch'essa un dono.

ARTICOLO 1

Se nell'uomo la fede sia infusa da Dio

SEMBRA che nell'uomo la fede non sia infusa da Dio. Infatti:
1. S. Agostino insegna, che "la fede nasce, si nutre, si difende e si rafforza in noi mediante il sapere". Ora, le cose che nascono in noi col sapere sono acquisite e non infuse. Dunque la fede non è prodotta in noi da un'infusione divina.
2. Ciò che l'uomo raggiunge ascoltando, o guardando, è da lui acquisito. Ma l'uomo arriva a credere vedendo i miracoli e ascoltando l'insegnamento della fede; infatti nel Vangelo si legge: "Il padre riconobbe essere quella appunto l'ora nella quale Gesù gli aveva detto: "Tuo figlio vive", e credette lui e tutta la sua famiglia"; e S. Paolo scrive che "la fede viene dall'ascoltare". Perciò nell'uomo la fede è acquisita.
3. Ciò che si fonda sulla volontà umana può essere acquisito da un uomo. Ma, a detta di S. Agostino, "la fede si fonda sulla volontà dei credenti". Dunque la fede può essere acquisita.

IN CONTRARIO: Sta scritto: "Per grazia siete stati salvati, e ciò non è da voi, affinché nessuno abbia a gloriarsene: poiché è un dono di Dio".

RISPONDO: Per la fede si richiedono due cose. Primo, la presentazione all'uomo delle cose da credere: e ciò si richiede perché uno creda esplicitamente qualche cosa. Secondo, l'adesione del credente alle cose proposte. Ebbene, rispetto al primo requisito è necessario che la fede venga da Dio. Infatti le verità di fede sorpassano la ragione umana: e quindi non rientrano nel pensiero umano, senza la rivelazione di Dio. Ad alcuni esse vengono rivelate da Dio immediatamente, come agli Apostoli e ai profeti: ad altri invece vengono proposte da Dio mediante i predicatori della fede, secondo le parole dell'Apostolo: "Come predicheranno, se non sono stati mandati?".
Rispetto poi al secondo requisito, cioè all'adesione dell'uomo alle cose di fede, riscontriamo due cause. La prima che sollecita dall'esterno, come la constatazione dei miracoli, o l'esortazione di chi induce alla fede, le quali sono cause inadeguate: poiché tra i testimoni di uno stesso miracolo, e tra gli ascoltatori di una stessa predicazione, alcuni credono e altri non credono. Perciò bisogna ammettere una seconda causa che è interiore, la quale muove l'uomo interiormente ad accettare le cose di fede. I Pelagiani ritenevano che codesta causa fosse soltanto il libero arbitrio dell'uomo: e per questo affermavano che l'inizio della fede dipenderebbe da noi, in quanto siamo noi a predisporci ad assentire alle cose di fede; mentre il compimento dipenderebbe da Dio, il quale ci presenta le verità da credere. Ma questo è falso. Perché l'uomo ha bisogno di Dio quale principio soprannaturale che lo muova interiormente, dal momento che nell'aderire alle cose di fede viene elevato al di sopra della propria natura. Perciò la fede rispetto all'adesione, che ne è l'atto principale, viene da Dio che muove interiormente con la sua grazia.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Il sapere può far nascere, e può nutrire la fede come elemento di persuasione esterna. Ma la causa propria e principale della fede è ciò che muove interiormente ad aderirvi.
2. Anche la seconda difficoltà si ferma a dimostrare che ci sono delle cause capaci di proporre esternamente le verità di fede, o di persuadere a credere o con la parola, o con i fatti.
3. Il credere si attua nella volontà del credente: ma il volere dell'uomo ha bisogno di essere preparato da Dio con la grazia, per elevarsi a cose che sorpassano la natura, come abbiamo visto.

ARTICOLO 2

Se la fede informe sia un dono di Dio

SEMBRA che la fede informe non sia un dono di Dio. Infatti:
1. Nella Scrittura si legge, che "le opere di Dio sono perfette". Ora, la fede informe è qualche cosa di imperfetto. Dunque essa non è un'opera di Dio.
2. Come un atto si dice deforme perché manca della debita forma, così la fede si dice informe per lo stesso motivo. Ma l'atto deforme del peccato non viene da Dio, come sopra abbiamo visto. Quindi neppure la fede informe.
3. Le creature che Dio sana, le sana totalmente; nel Vangelo infatti si legge: "Se l'uomo viene circonciso di sabato per non violare la legge di Mosè, come vi sdegnate contro di me, perché di sabato ho guarito tutto intero un uomo?". Ora, con la fede l'uomo viene sanato dalla sua incredulità. Perciò chiunque riceve da Dio il dono della fede viene sanato da tutti i suoi peccati. Ma ciò non avviene senza la fede formata. Dunque la sola fede formata è un dono di Dio, e non la fede informe.

IN CONTRARIO: In una Glossa a un testo paolino si legge, che "la fede priva della carità è un dono di Dio". Ora, codesta fede è la fede informe. Dunque la fede informe è un dono di Dio.

RISPONDO: L'informità è una privazione. Ora, si deve notare che la privazione in certi casi entra nella costituzione specifica delle cose; mentre in altri è un fatto accidentale che sopravviene su cose già specificamente costituite. La privazione, p. es., del giusto equilibrio degli umori costituisce l'essenza della malattia; invece l'oscurità non costituisce l'essenza del diafano, ma è un accidente che sopravviene. Perciò, siccome quando si determina la causa di una cosa si intende determinare la causa di essa in quanto questa è costituita nella sua specie, non si può considerare causa di ciò che riceve dalla privazione il suo essere specifico, quanto non è causa della privazione stessa: infatti non si può considerare causa della malattia, ciò che non è causa dello squilibrio degli umori. Invece una cosa può essere causa della diafaneità, senza esserlo dell'oscurità, che non rientra nella ragione specifica del diafano. Ora, l'informità della fede non entra nella ragione specifica della fede stessa: poiché la fede si dice informe per la mancanza di una forma estrinseca come sopra abbiamo spiegato. Perciò è causa della fede quanto è causa della fede in senso assoluto. Ma codesta causa è Dio, come abbiamo visto. Dunque rimane che la fede informe è un dono di Dio.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. La fede informe, sebbene non sia perfetta in senso assoluto come virtù, ha però la perfezione essenziale alle fede.
2. La deformità dell'atto è essenziale all'atto stesso, come abbiamo visto a suo tempo, in quanto atto morale: si dice infatti che un atto morale è deforme per la privazione della sua forma intrinseca, che è la debita proporzione di tutte le sue circostanze. Ecco perché Dio non può essere la causa di un atto deforme, non essendo causa della sua deformità: sebbene sia causa dell'atto in quanto atto.
Oppure si può rispondere che la deformità implica non soltanto la privazione della debita forma, ma anche la disposizione contraria. Cosicché la deformità sta all'atto morale come la falsità sta alla fede. Perciò come non viene da Dio un atto deforme, così non viene da lui nessuna fede falsa. E come viene da Dio la fede informe, vengono da lui gli atti del peccatore che son buoni nel loro genere, sebbene non siano informati dalla carità.
3. Chi riceve da Dio la fede, senza la carità, non viene sanato dall'incredulità in senso assoluto, perché non viene tolta così la colpa dell'incredulità precedente; ma viene sanato in senso relativo, cioè con la cessazione di codesto peccato. E capita di frequente che uno, sotto la mozione divina, desista da certi peccati, senza desistere dal commetterne altri, spinto dalla propria iniquità. Allo stesso modo Dio talora dà all'uomo di credere, ma senza concedergli il dono della carità: come ad alcuni viene concesso, senza la carità, il dono della profezia o qualche altro carisma.