Il Santo Rosario

La Fede

Somma Teologica II-II, q. 14

La bestemmia contro lo Spirito Santo

Ed eccoci a studiare particolarmente la bestemmia contro lo Spirito Santo.
Su questo tema tratteremo quattro argomenti: 1. Se la bestemmia, o peccato, contro lo Spirito Santo si identifichi col peccato di malizia; 2. Quali siano le specie di questo peccato; 3. Se esso sia imperdonabile; 4. Se uno possa subito peccare contro lo Spirito Santo, prima di commettere altri peccati.

ARTICOLO 1

Se il peccato contro lo Spirito Santo si identifichi col peccato di malizia

SEMBRA che il peccato contro lo Spirito Santo non si identifichi col peccato di malizia. Infatti:
1. Il peccato contro lo Spirito Santo è un peccato di bestemmia, come si rileva dal Vangelo. Ora, non tutti i peccati di malizia sono peccati di bestemmia: infatti capita di commettere peccati di malizia in molti altri generi di peccati. Dunque il peccato contro lo Spirito Santo non si identifica col peccato di malizia.
2. Il peccato di malizia si contrappone a quello di ignoranza e di fragilità. Invece il peccato contro lo Spirito Santo si contrappone al peccato contro il Figlio dell'uomo, come si rileva dal testo evangelico. Perciò il peccato contro lo Spirito Santo non si identifica col peccato di malizia: poiché se due cose hanno opposti diversi, sono diverse anche tra loro.

3. Il peccato contro lo Spirito Santo è un genere di peccato, di cui si possono determinare le specie. Ora, il peccato di malizia non è un particolare genere di peccato, ma è una condizione o circostanza comune, che può interessare qualsiasi genere di peccato. Dunque il peccato contro lo Spirito Santo non si identifica col peccato di malizia.

IN CONTRARIO: Il Maestro delle Sentenze insegna, che pecca contro lo Spirito Santo colui "al quale la cattiveria piace per se stessa". Ora, questo significa peccare per malizia. Dunque peccare per malizia è peccare contro lo Spirito Santo.

RISPONDO: Del peccato, o bestemmia, contro lo Spirito Santo si possono dare tre spiegazioni. Infatti gli antichi Santi dottori, cioè Atanasio, Ilario, Ambrogio, Girolamo e il Crisostomo, dicono che si ha il peccato contro lo Spirito Santo, quando letteralmente si pronunzia una bestemmia contro lo Spirito Santo: sia che Spirito Santo si prenda come nome essenziale che conviene a tutta la Trinità, di cui ciascuna persona è spirito ed è santa; sia che si prenda come nome personale di una persona divina. E in base a questo la bestemmia contro lo Spirito Santo viene distinta da quella contro il Figlio dell'uomo. Infatti Cristo certe operazioni le compiva con la sua umanità, mangiando, bevendo, e facendo molteplici cose del genere; e altre le compiva con la sua divinità, cioè scacciando i demoni, risuscitando i morti, e così via; operazioni queste che egli compiva in virtù della sua divinità, e per opera dello Spirito Santo, del quale era ripiena la sua umanità. Ora, i Giudei prima avevano bestemmiato contro il Figlio dell'uomo, dicendo che era "un mangione, un beone, e un amico dei pubblicani". E dopo bestemmiarono contro lo Spirito Santo, attribuendo al principe dei demoni i prodigi che egli compiva con la virtù della propria divinità, e per opera dello Spirito Santo. Per questo si dice che bestemmiavano contro lo Spirito Santo.
Invece S. Agostino scrive che la bestemmia, o peccato contro lo Spirito Santo, è l'impenitenza finale, cioè l'ostinazione nel peccato mortale fino alla morte. E questa si compie non solo con le parole della bocca, ma anche con quelle del cuore, e delle opere, e non con un atto solo, ma con molti. E tale bestemmia, presa in codesto senso si dice che è contro lo Spirito Santo, perché è contro la remissione dei peccati, che viene compiuta dallo Spirito Santo, il quale è la carità del Padre e del Figlio. E il Signore disse quelle parole ai Giudei, non perché essi avevano peccato contro lo Spirito Santo: poiché non avevano ancora consumato l'impenitenza finale. Ma per ammonirli, affinché parlando in quel modo non arrivassero a peccare contro lo Spirito Santo. Così si spiegano le parole di S. Marco dopo quella espressione, "Chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, ecc.": "Poiché dicevano che egli è posseduto da uno spirito immondo".

Altri poi spiegano diversamente, dicendo che il peccato, o bestemmia contro lo Spirito Santo si ha quando uno pecca contro la bontà che è il bene appropriato allo Spirito Santo, come la potenza è appropriata al Padre, e la sapienza al Figlio. Perciò essi dicono che si ha il peccato contro il Padre quando si pecca per fragilità; si ha il peccato contro il Figlio quando si pecca per ignoranza; e si ha il peccato contro lo Spirito Santo quando si pecca per malizia, volendo il male per se stesso, secondo le spiegazioni da noi date in precedenza. E questo può avvenire in due modi. Primo, per l'inclinazione degli abiti viziosi, che è denominata malizia: e peccare per malizia in questo senso non è lo stesso che peccare contro lo Spirito Santo. Secondo, per il disprezzo col quale si abbandona e si esclude quanto poteva impedire la decisione di peccare: la speranza, cioè, che viene esclusa dalla disperazione; il timore, escluso dalla presunzione, e così via, come vedremo in seguito. Ora, tutte queste cose che impediscono la decisione di peccare, sono prodotte in noi dallo Spirito Santo. Perciò peccare per malizia in questo modo è peccare contro lo Spirito Santo.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Come la confessione della fede non si restringe a una protesta verbale, ma è anche una protesta di opere; così anche la bestemmia contro lo Spirito Santo può essere di parole, di pensiero e di azioni.
2. Stando alla terza spiegazione, la bestemmia contro lo Spirito Santo è distinta da quella contro il Figlio dell'uomo in quanto il Figlio dell'uomo è anche Figlio di Dio, cioè "potenza e sapienza di Dio". Perciò in questo senso il peccato contro il Figlio dell'uomo non è che il peccato di ignoranza, o di fragilità.
3. Il peccato di malizia, in quanto deriva da un'inclinazione viziosa, non è un peccato speciale, ma una condizione comune a tutti i peccati. Ma in quanto deriva da un particolare disprezzo di ciò che opera in noi lo Spirito Santo, si presenta come un peccato definito. Ed è così che il peccato contro lo Spirito Santo è un genere speciale di peccato. - Lo stesso vale secondo la prima interpretazione. - Invece stando alla seconda, esso non sarebbe un genere speciale di peccato: poiché l'impenitenza finale può essere una circostanza per qualsiasi genere di peccati.

ARTICOLO 2

Se sia giusto determinare sei specie nel peccato contro lo Spirito Santo

SEMBRA che non sia giusto determinare sei specie nel peccato contro lo Spirito Santo, e cioè: disperazione, presunzione, impenitenza, ostinazione, impugnazione della verità conosciuta, e invidia della grazia altrui; le quali specie sono così determinate dal Maestro delle Sentenze. Infatti:
1. È proprio dell'incredulità negare la giustizia e la misericordia di Dio. Ora, con la disperazione si rinnega la misericordia di Dio, e con la presunzione la divina giustizia. Dunque codeste due cose sono piuttosto specie dell'incredulità che del peccato contro lo Spirito Santo.
2. L'impenitenza riguarda i peccati passati, l'ostinazione i peccati futuri. Ma passato e futuro non bastano a distinguere le specie della virtù e del vizio: infatti identica è la fede con la quale noi crediamo che Cristo nacque, e quella con la quale gli antichi (ebrei) credevano che egli sarebbe nato. Perciò ostinazione e impenitenza non devono essere considerate due specie del peccato contro lo Spirito Santo.
3. Come dice S. Giovanni, "la grazia e la verità sono venute da Gesù Cristo". Perciò l'impugnazione della verità conosciuta, e l'invidia della grazia altrui appartengono più alla bestemmia contro il Figlio dell'uomo che alla bestemmia contro lo Spirito Santo.
4. S. Bernardo ha scritto, che "non volere obbedire è resistere allo Spirito Santo". E la Glossa insegna, che "il pentimento simulato è una bestemmia contro lo Spirito Santo". Anche lo scisma sembra opporsi direttamente allo Spirito Santo, dal quale dipende l'unità della Chiesa. Perciò sembra che le specie indicate del peccato contro lo Spirito Santo non siano sufficienti.

IN CONTRARIO: S. Agostino nel De Fide ad Petrum scrive che chi dispera del perdono dei peccati, e chi presume la divina misericordia senza i meriti, pecca contro lo Spirito Santo. E nell'Enchiridion afferma, che "chi chiude nell'ostinazione dell'animo i suoi giorni, è reo di un peccato contro lo Spirito Santo". E altrove insegna, che l'impenitenza è un peccato contro lo Spirito Santo. E in un'altra opera scrive, che "opporsi all'amore fraterno con le fiaccole dell'invidia" è peccare contro lo Spirito Santo. Finalmente nel libro De Unico Baptismate parla di "colui il quale disprezza la verità, o è invidioso verso i fratelli ai quali essa viene rivelata; oppure è ingrato verso Dio, dalla cui ispirazione la Chiesa viene istruita"; mostrando in tal modo di peccare contro lo Spirito Santo.

RISPONDO: Le specie suddette sono bene appropriate per il peccato contro lo Spirito Santo, preso nel terzo significato. Esse sono desunte dall'eliminazione, o dal disprezzo di quanto può trattenere l'uomo dal peccato. E questa remora può venire, o da parte del giudizio di Dio, o da parte dei suoi doni, oppure da parte del peccato stesso. Infatti l'uomo viene stornato dal determinarsi alla colpa dalla considerazione del giudizio di Dio, nel quale la giustizia è unita alla misericordia, sia dalla speranza, che nasce dal considerare la misericordia che rimette il peccato e ricompensa il bene: e questo viene eliminato dalla disperazione; sia dal timore, che nasce dal considerare la divina giustizia che punisce i peccati: e questo viene eliminato dalla presunzione. Cioè dal fatto che uno presume di raggiungere la gloria senza i meriti, oppure il perdono senza penitenza.
I doni di Dio, invece, che allontanano dal peccato, sono due. Il primo è la conoscenza della verità: e contro di esso sta l'impugnazione della verità conosciuta, che consiste nell'impugnare le verità conosciute della fede, per peccare con maggiore licenza. - Il secondo è l'aiuto della grazia: e contro di esso sta l'invidia della grazia altrui, che consiste nel fatto che uno non solo invidia il fratello come persona, ma invidia la grazia di Dio che cresce nel mondo.
Da parte poi del peccato due sono le cose che possono trattenere l'uomo dalla colpa. La prima è il disordine e la bruttezza dell'atto, la cui considerazione suole indurre l'uomo a pentirsi del peccato commesso. E contro di essa abbiamo l'impenitenza; non nel senso di durata nel peccato fino alla morte, come sopra si è detto (infatti allora non sarebbe uno speciale peccato, bensì una circostanza del peccato); ma quale proposito di non pentirsi. La seconda cosa (che può trattenere dalla colpa) è la meschinità e la brevità del bene che uno cerca nel peccato, secondo le parole di S. Paolo: "E che frutto aveste delle cose di cui ora vi vergognate?". E questa considerazione è fatta per indurre l'uomo a desistere dal peccato. Ma questo effetto viene eliminato dall'ostinazione: cioè dal fatto che un uomo stabilisce il suo proposito nell'adesione al peccato. - Di queste due cose si parla in quel passo di Geremia: "Non c'è nessuno che si muova a penitenza del suo peccato, e che dica: Che ho mai fatto? Tutti son rivolti a correre per il loro verso, come cavallo che va di carriera incontro alla battaglia".

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. I peccati di disperazione e di presunzione non consistono nel non credere nella giustizia e nella misericordia di Dio; ma nel disprezzarle.
2. L'ostinazione e l'impenitenza non differiscono soltanto per l'opposizione tra passato e futuro; ma anche per certe ragioni formali, desunte come abbiamo detto, dalla maniera diversa di considerare i vari aspetti del peccato.
3. Cristo ha prodotto la grazia e la verità mediante i doni dello Spirito Santo, offerti da lui a tutti gli uomini.
4. Non volere obbedire si riduce all'ostinazione; la simulazione del pentimento all'impenitenza; e lo scisma ricade nell'invidia della grazia altrui, dalla quale grazia sono compaginate le membra della Chiesa.

ARTICOLO 3

Se il peccato contro lo Spirito Santo sia imperdonabile

SEMBRA che il peccato contro lo Spirito Santo non sia imperdonabile. Infatti:
1. S. Agostino afferma: "Non si deve disperare di nessuno, finché la pazienza del Signore induce al pentimento". Ma se un peccato fosse irremissibile, bisognerebbe disperare di alcuni peccatori. Dunque il peccato contro lo Spirito Santo non è irremissibile.
2. Qualsiasi peccato viene rimesso, solo perché l'anima viene sanata da Dio. Ma "per un medico onnipotente non ci sono malattie inguaribili", come nota la Glossa su quel passo dei Salmi: "Colui che risana tutte le tue infermità". Perciò il peccato contro lo Spirito Santo non è irremissibile.
3. Il libero arbitrio può volgersi tanto al bene che al male. Ora, finché dura lo stato di viatori, uno può decadere da qualsiasi grado di virtù, poiché l'angelo stesso cadde dal cielo: in Giobbe infatti si legge: "Negli angeli suoi trova manchevolezza; quanto più (in) quelli che abitano case di creta?". Quindi per lo stesso motivo uno può tornare nello stato di giustizia da qualsiasi peccato. Dunque il peccato contro lo Spirito Santo non è imperdonabile.

IN CONTRARIO: Sta scritto: "Chi avrà parlato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato, né in questo secolo, né in quello futuro". E S. Agostino spiega, che "la macchia di questo peccato è così grave, da non poter più soffrire l'umiltà della preghiera".

RISPONDO: Il peccato contro lo Spirito Santo è irremissibile diversamente, secondo le varie interpretazioni di esso. Infatti se il peccato contro lo Spirito Santo è l'impenitenza finale, esso è irremissibile nel senso che in nessun modo viene rimesso. Infatti il peccato mortale in cui uno ha perseverato fino alla morte, non essendo rimesso in questa vita, non sarà perdonato neppure nel futuro.
Invece secondo le altre due interpretazioni un peccato si dice irremissibile, non perché non viene mai rimesso; ma perché di suo lo meriterebbe. E merita di non essere rimesso in due sensi. Primo, quanto al castigo. Infatti chi pecca per ignoranza, o per fragilità, merita un castigo minore: invece chi pecca per malizia non ha scuse che possano sminuire il castigo. Parimente, chi bestemmiava contro il Figlio dell'uomo, prima della manifestazione della sua divinità, poteva avere una scusa nella infermità della carne che vedeva in lui, e meritava così un castigo minore: ma chi bestemmiava la stessa divinità, attribuendo al demonio le opere dello Spirito Santo, non aveva nessuna scusa per una diminuzione della pena. Ecco perché il Crisostomo nella sua esposizione afferma, che questo peccato non fu perdonato ai Giudei né in questo secolo, né in quello futuro, essendo stati puniti dai Romani nella vita presente, e condannati all'inferno nella vita futura. S. Atanasio ricorre all'esempio degli antichi Ebrei, i quali prima si lamentarono contro Mosè per la mancanza del pane e dell'acqua: e il Signore li sopportò con pazienza, avendo così una scusa nella fragilità della loro carne. Ma in seguito essi peccarono più gravemente, quasi bestemmiando contro lo Spirito Santo, attribuendo a un idolo i benefici di Dio, il quale li aveva tratti dall'Egitto, allorché gridarono: "Questi, o Israele, sono i tuoi dei, che ti cavarono dalla terra d'Egitto". Perciò il Signore li fece punire nel tempo, poiché "caddero in quel giorno quasi tremila uomini"; e minacciò un castigo futuro: "Io poi nel giorno della vendetta punirò questo loro peccato".
Secondo, questa irremissibilità può intendersi quanto alla colpa: cioè come si dice incurabile una malattia, stando alla natura di essa, sebbene Dio possa anche guarirla; poiché essa colpisce i mezzi con i quali poteva essere curata: perché toglie, p. es., la virtù della natura, oppure perché dà la nausea del cibo e della medicina. Allo stesso modo si dice irremissibile per sua natura il peccato contro lo Spirito Santo, perché toglie i mezzi con i quali si compie la remissione dei peccati. Questo però non impedisce all'onnipotenza e alla misericordia di Dio, di trovare la via del perdono e della guarigione che talora sana spiritualmente anche costoro in una maniera quasi miracolosa.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Considerando l'onnipotenza e la misericordia di Dio, non si deve disperare di nessuno nella vita presente. Ma considerando la gravità del peccato, alcuni, a detta dell'Apostolo, sono da ritenersi "figli della disperazione".
2. Codesto argomento vale, se si considera l'onnipotenza di Dio: ma non vale se si tiene conto della natura del peccato.
3. Nella vita presente il libero arbitrio rimane sempre modificabile: tuttavia talora, per quanto sta in esso, rigetta i mezzi indispensabili per volgersi al bene. Perciò il peccato per parte sua è imperdonabile, sebbene Dio possa ancora perdonarlo.

ARTICOLO 4

Se uno possa peccare contro lo Spirito Santo, prima di commettere altri peccati

SEMBRA che uno non possa peccare contro lo Spirito Santo, prima di commettere altri peccati. Infatti:
1. Secondo l'ordine di natura ogni cosa procede dall'imperfetto al perfetto. E questo nel bene è evidente, come appare da quel detto dei Proverbi: "Il sentiero dei giusti è come la luce che spunta, si avanza, cresce, finché è giorno fatto". Ora, nel male si dice perfetta quella cosa che è un male gravissimo, secondo le spiegazioni del Filosofo. Ma essendo gravissimo appunto il peccato contro lo Spirito Santo, sembra che l'uomo lo raggiunga sempre attraverso peccati meno gravi.
2. Peccare contro lo Spirito Santo è peccare per malizia, o deliberatamente. Ma questo l'uomo non può farlo subito, prima di avere peccato più volte: infatti il Filosofo insegna che sebbene chiunque possa commettere delle ingiustizie, tuttavia non può subito commetterle come l'ingiusto, cioè deliberatamente. Perciò sembra che non si possa compiere un peccato contro lo Spirito Santo, se non dopo altri peccati.
3. Penitenza e impenitenza riguardano il medesimo oggetto. Ma la penitenza non ha per oggetto che i peccati passati. Dunque anche l'impenitenza, che è uno dei peccati contro lo Spirito Santo. Quindi il peccato contro lo Spirito Santo presuppone altri peccati.

IN CONTRARIO: Sta scritto: "È facile agli occhi di Dio arricchire il povero a un tratto". Perciò è possibile, in senso inverso, che dalla malvagità del demonio uno sia indotto subito in un gravissimo peccato, quale è quello contro lo Spirito Santo.

RISPONDO: Come abbiamo detto sopra, secondo una delle tre interpretazioni, peccare contro lo Spirito Santo significa peccare per malizia. Ma abbiamo anche notato che si può peccare per malizia in due maniere. Primo, sotto la spinta di una inclinazione propria dell'abito vizioso: ciò che propriamente non è peccare contro lo Spirito Santo. Ebbene, non capita di peccare per malizia in questo modo subito da principio: infatti devono precedere gli atti peccaminosi dai quali scaturisce l'abito che inclina a peccare.
Secondo, uno può peccare per malizia rigettando con disprezzo le cose che ritraggono l'uomo dal peccato: e questo propriamente è peccare contro lo Spirito Santo, come sopra abbiamo spiegato. Ebbene, anche questo ordinariamente presuppone altri peccati: poiché, come dicono i Proverbi, "l'empio disprezza, quando è giunto al fondo dei suoi peccati". Tuttavia può anche darsi che uno nel suo primo atto peccaminoso pecchi per disprezzo contro lo Spirito Santo: sia per libertà del libero arbitrio, sia per le molteplici disposizioni precedenti, e sia anche per la violenza di ciò che spinge al male, e la debolezza dell'affetto verso il bene. Ecco perché ai perfetti non può capitare mai, o ben difficilmente, di peccare subito da principio contro lo Spirito Santo. Scrive infatti Origene: "Penso che chi ha raggiunto il gradino più alto della perfezione non possa immediatamente defezionare e cadere: ma è necessario che decada gradatamente un po' per volta". - Lo stesso si dica a proposito del peccato contro lo Spirito Santo, preso letteralmente come bestemmia dello Spirito Santo. Infatti codesta bestemmia, di cui parla il Signore, deriva sempre dal disprezzo e dalla malizia.
Se invece nel peccato contro lo Spirito Santo si vuole intendere l'impenitenza finale, come fa S. Agostino, il problema non ha senso: perché allora il peccato contro lo Spirito Santo richiede la continuazione dei peccati fino al termine della vita.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Ordinariamente, sia nel bene che nel male si procede dall'imperfetto al perfetto, poiché l'uomo progredisce nel male come nel bene. Però in tutti e due i casi un individuo può incominciare da un punto più avanzato di un altro. Cosicché l'atto dal quale uno comincia può essere perfetto nel suo genere, sia nel bene che nel male; pur essendo imperfetto rispetto allo sviluppo dell'individuo sia in meglio che in peggio.
2. L'argomento vale per il peccato di malizia, dovuto all'inclinazione dell'abito.
3. Se per impenitenza si intende con S. Agostino la permanenza nel peccato fino alla fine, allora è chiaro che essa presuppone dei peccati, come la penitenza. Ma se parliamo dell'impenitenza come vizio, cioè in quanto forma una delle specie del peccato contro lo Spirito Santo, allora è chiaro che l'impenitenza può esistere anche prima di altri peccati. Infatti chi non ha mai peccato può avere il proposito di pentirsi o di non pentirsi, nell'ipotesi che gli capiti di peccare.