Il Santo Rosario

La Grazia

Somma Teologica I-II, q. 111

Divisione della grazia

Passiamo a considerare la divisione della grazia.
Su questo tema tratteremo cinque argomenti: 1. Se la grazia sia ben divisa in grazia gratis data e grazia santificante, o gratum faciens; 2. La divisione della grazia santificante in operante e cooperante; 3. La divisione della stessa in grazia preveniente e susseguente; 4. Le suddivisioni della grazia gratis data; 5. Il confronto tra la grazia santificante e la grazia gratis data.

ARTICOLO 1

Se sia giusto dividere la grazia in grazia santificante, o gratum faciens e grazia gratis data

SEMBRA che non sia giusto dividere la grazia in grazia santificante, o gratum faciens, e grazia gratis data. Infatti:
1. Come abbiamo visto, la grazia è un dono di Dio. Ora, un uomo non diviene gradito a Dio per il fatto che Dio gli dona qualche cosa; ma è vero piuttosto il contrario: poiché Dio dà a qualcuno gratuitamente qualcosa, perché codesta persona gli è gradita. Perciò nessuna grazia è gratum faciens, o santificante.

2. Quanto vien dato senza meriti precedenti è dato gratis. Ma anche i beni di natura sono dati all'uomo senza un merito precedente: poiché la natura è presupposta al merito. Dunque anche la natura è data gratis da Dio. Ora, la natura si considera come il contrario della grazia. Quindi non è giusto considerare la gratuità come una differenza della grazia: perché si riscontra anche fuori del genere della grazia.
3. Ogni divisione va fatta per termini opposti. Ora, anche la grazia santificante, con la quale veniamo giustificati, ci viene concessa da Dio gratuitamente, secondo le parole di S. Paolo: "Giustificati gratuitamente per la grazia di lui". Dunque la grazia santificante non deve contrapporsi, in una divisione, alla grazia gratis data.

IN CONTRARIO: L'Apostolo attribuisce alla grazia queste due proprietà: rendere grati (o santificare), ed essere data gratis. Dice infatti rispetto alla prima: "Ci ha resi graditi nel diletto suo Figliuolo". E rispetto alla seconda: "Se per grazia, non più dunque per le opere; altrimenti la grazia non è più grazia". Perciò si può distinguere la grazia che ha soltanto la prima, da quella che le ha entrambe.

RISPONDO: Come scrive l'Apostolo, "le cose che sono da Dio, sono ordinate". Ora, l'ordine delle cose consiste in questo, che certune sono ricondotte a Dio mediante altre, come spiega Dionigi. E poiché la grazia è ordinata appunto a ricondurre l'uomo a Dio, quest'opera si compie con un certo ordine, in maniera che alcuni ritornano a Dio mediante altri. Di qui i due tipi di grazia. C'è una grazia che ricongiunge l'uomo direttamente con Dio: ed è la grazia (santificante, o) gratum faciens. C'è poi un'altra grazia, mediante la quale un uomo aiuta l'altro a tornare a Dio. E questo dono viene chiamato grazia gratis data, poiché si tratta di una facoltà superiore alla natura, nonché ai meriti personali: ma poiché non viene concessa per la santificazione di chi la riceve, bensì per cooperare all'altrui santificazione, non viene chiamata grazia santificante. Di essa così parla l'Apostolo: "A ciascuno è stata concessa la manifestazione dello Spirito per l'utilità", cioè per l'utilità degli altri.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. La grazia rende gradita una persona non come causa efficiente, ma come causa formale: cioè per il fatto che con essa l'uomo viene giustificato, e diventa degno di essere gradito a Dio, secondo l'espressione paolina: "Ci ha fatto degni d'aver parte all'eredità dei santi nella luce".
2. La grazia, in quanto vien data gratuitamente, esclude il concetto di debito. Ora, il debito può essere di due tipi. Un primo debito dipende dal merito, e riguarda la persona capace di compiere opere meritorie; e ad esso si applicano le parole di S. Paolo: "A chi opera, la mercede non si conteggia a titolo di grazia, ma come cosa dovuta". C'è un altro debito che dipende dalle esigenze di natura: e in tal senso si dice che a un uomo è dovuta la ragione e le altre facoltà riguardanti la natura umana. In nessuno di questi due modi si può parlare di un debito di Dio verso le creature: ma c'è piuttosto un debito nella creatura che deve sottomettersi a Dio, perché in essa si compia l'ordine da lui stabilito, il quale esige che codesta natura abbia tali condizioni e proprietà, e che facendo quelle date opere, raggiunga quei dati fini. Perciò nei doni naturali manca il primo tipo di debito ma non manca il secondo. Invece nei doni soprannaturali manca l'uno e l'altro: ecco perché questi doni rivendicano per sé il nome di grazia.
3. La grazia santificante, o gratum faciens, aggiunge qualche cosa alla nozione di grazia gratis data, che rientra sempre nel concetto di grazia: cioè l'idea che rende l'uomo grato a Dio. Ecco perché la grazia gratis data, che non ha questo compito, ritiene il nome comune: come avviene in moltissimi altri casi. Perciò i due membri della divisione si oppongono tra loro come "gratum faciens" e "non faciens gratum".

ARTICOLO 2

Se sia giusto dividere la grazia in operante e cooperante

SEMBRA che non sia giusto dividere la grazia in operante e cooperante. Infatti:
1. La grazia, come abbiamo detto, è un accidente. Ma gli accidenti non possono agire sul subietto. Dunque nessuna grazia si può chiamare operante.
2. Se la grazia opera qualche cosa in noi, opera specialmente la giustificazione. Ma questa non viene prodotta in noi soltanto dalla grazia; infatti S. Agostino così commenta quel passo evangelico, "Farà anch'egli le opere che faccio io": "Chi ha creato te senza di te, non giustificherà te senza di te". Perciò nessuna grazia deve dirsi operante in senso assoluto.
3. Cooperare con qualcuno è proprio di un agente subordinato, non della causa agente principale. Ora, in noi l'azione della grazia è superiore a quella del libero arbitrio; secondo le parole di S. Paolo: "Non è di chi vuole, né di chi corre, ma di Dio misericordioso". Quindi la grazia non deve dirsi cooperante.
4. Una divisione deve essere data per termini opposti. Invece operare e cooperare non sono opposti: poiché la medesima cosa può operare e cooperare. Dunque non è giusto dividere la grazia in operante e cooperante.

IN CONTRARIO: Scrive S. Agostino: "Cooperando, Dio compie in noi quanto aveva iniziato operando; poiché è lui stesso a far sì che da principio noi vogliamo, e a cooperare con chi vuole per completare l'opera". Ma le operazioni con le quali Dio ci muove al bene appartengono alla grazia. Dunque è giusto dividere la grazia in operante e cooperante.

RISPONDO: Come abbiamo già notato, per grazia si possono intendere due cose: primo, l'aiuto col quale Dio ci muove a volere e a compiere il bene; secondo, il dono di un abito infuso in noi da Dio. Nell'uno e nell'altro senso la grazia si divide giustamente in operante e cooperante. Infatti il compimento di un effetto non si attribuisce al soggetto mosso, ma a chi lo muove. Perciò, se si considerano quegli effetti nei quali la nostra mente non muove, ma è soltanto mossa, mentre Dio solo ne è il motore, l'operazione è da attribuirsi a Dio: e allora si parla di grazia operante. Invece negli effetti in cui la nostra mente e muove ed è mossa, l'operazione non solo è attribuita a Dio, ma anche all'anima: e allora si parla di grazia cooperante.
Ora, in noi ci sono due tipi di atti. Il primo è l'atto interiore della volontà. E riguardo a quest'atto la volontà viene mossa, mentre Dio ne è il motore: specialmente poi quando una volontà, che prima voleva il male, comincia a volere il bene. Perciò la mozione di Dio, che porta la mente umana a codesto atto, si denomina grazia operante. Il secondo tipo di atti è costituito dagli atti esterni; i quali essendo, come abbiamo visto, imperati dalla volontà, vengono ad essa attribuiti. E poiché Dio ci aiuta anche in codesti atti, sia rafforzando interiormente la volontà per giungere ad essi, sia dando esternamente la capacità di compierli, rispetto a codesti atti la grazia si denomina cooperante. Ecco perché S. Agostino nel passo riferito aggiunge:
"(Dio) opera affinché vogliamo; e quando vogliamo, coopera con noi affinché completiamo l'operazione". - Perciò, se per grazia s'intende la gratuita mozione con la quale Dio ci muove a compiere il bene meritorio, giustamente la grazia si divide in operante e cooperante.
Se invece per grazia s'intende il dono abituale, anche allora notiamo due effetti nella grazia, come in qualsiasi altra forma: il primo è l'essere, il secondo è l'operazione. Il calore, p. es., ha come primo effetto di rendere calda una cosa, e quindi di riscaldare esternamente. Perciò la grazia abituale, in quanto risana e giustifica l'anima, rendendola gradita a Dio, si dice grazia operante: e in quanto è principio delle opere meritorie, che derivano anche dal libero arbitrio, si dice cooperante.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. In quanto è una qualità accidentale, la grazia agisce nell'anima non come causa efficiente, ma come causa formale: cioè come fa la bianchezza rispetto a una parete bianca.
2. Dio non ci giustifica senza di noi, poiché nell'atto della giustificazione acconsentiamo alla giustizia di Dio col moto del nostro libero arbitrio. Però codesto moto non è causa, ma effetto della grazia. Ecco perché l'operazione appartiene interamente alla grazia.
3. Si può dire che uno coopera con un altro, non solo perché è un agente secondario rispetto a una causa agente principale, ma anche perché è di aiuto nel raggiungimento di un fine prestabilito. Ora, l'uomo, viene aiutato da Dio a volere il bene già con la grazia operante. Perciò, una volta presupposto il fine, la grazia viene necessariamente a cooperare con noi.
4. La grazia operante e quella cooperante sono la medesima grazia, ma sono distinte secondo effetti diversi, come abbiamo spiegato.

ARTICOLO 3

Se sia giusto dividere la grazia in preveniente e susseguente

SEMBRA che non sia giusto dividere la grazia in preveniente e susseguente. Infatti:
1. La grazia è un effetto dell'amore di Dio. Ora, l'amore col quale Dio ci ama non è mai susseguente, ma sempre preveniente, come appare da quelle parole di S. Giovanni: "Senza aver noi amato Dio, egli per primo ci ha amati". Dunque non si deve parlare di grazia preveniente e susseguente.
2. La grazia santificante è unica nell'uomo, essendo essa sufficiente; poiché sta scritto: "La mia grazia ti basta". Ora, una medesima cosa non può essere anteriore e posteriore. Perciò non è giusto dividere la grazia in preveniente e susseguente.
3. La grazia si conosce dagli eftetti. Ma gli eftetti della grazia sono infiniti, e uno precede l'altro. Ora, se si dovesse dividere la grazia in preveniente e susseguente, in base a questo dovrebbero esserci infinite specie di grazia. Ma qualsiasi scienza trascura queste suddivisioni infinite. Quindi non è giusto dividere la grazia in preveniente e susseguente.

IN CONTRARIO: La grazia di Dio proviene dalla sua misericordia. Ora, nei Salmi così ad essa si applica codesta divisione: "La sua misericordia mi previene"; e altrove: "La sua misericordia mi seguirà". Dunque è giusto dividere la grazia in preveniente e susseguente.

RISPONDO: La grazia, abituale o attuale che sia, come si divide in operante e cooperante, così si divide in preveniente e susseguente secondo la diversità dei suoi effetti. Ora, cinque sono gli effetti che la grazia produce in noi: primo, risana l'anima; secondo, fa si che essa voglia il bene; terzo, che essa possa compiere efficacemente il bene voluto; quarto, che perseveri nel bene: quinto, che raggiunga la gloria. Ecco perché la grazia, in quanto causa in noi il primo effetto, è chiamata preveniente rispetto al secondo; e in quanto causa il secondo si dice susseguente rispetto al primo. E come un effetto può essere posteriore a un altro, pur essendo anteriore a un terzo, così la grazia relativa a un dato effetto può dirsi e preveniente e susseguente in rapporto a cose diverse. E questo è quanto dice S. Agostino: "Previene per guarirci, ci segue perché guariti ci irrobustiamo; previene col chiamarci, ci segue per glorificarci".

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. L'amore di Dio indica qualche cosa di eterno: e quindi non può precedere una cosa ed essere successivo a un'altra. Ecco perché la grazia può essere preveniente e susseguente.
2. La grazia preveniente non differisce in maniera essenziale da quella susseguente, ma solo quanto agli effetti: come abbiamo visto per la grazia operante e cooperante. Poiché anche la grazia susseguente propria della gloria sarà numericamente identica alla grazia preveniente che adesso ci giustifica. Infatti, come la carità della vita presente non viene distrutta, ma sublimata nella patria, così dobbiamo affermare della luce della grazia: poiché entrambe escludono ogni imperfezione nella loro natura.
3. Sebbene gli effetti della grazia possano essere numericamente infiniti, come sono infiniti gli atti umani; tuttavia si riducono tutti a delle specie determinate. Inoltre tutti concordano in questo: nell'essere l'uno prima dell'altro.

ARTICOLO 4

Se la grazia gratis data sia ben suddivisa dall'Apostolo

SEMBRA che l'Apostolo non abbia ben suddiviso la grazia gratis data. Infatti:
1. Qualsiasi dono gratuito di Dio può denominarsi grazia gratis data. Ora, infiniti sono i doni a noi concessi gratuitamente da Dio, sia nei beni del corpo, come in quelli dell'anima, che però non ci rendono a lui graditi. Dunque le grazie gratis date non sono passibili di una divisione determinata.
2. La grazia gratis data si contrappone a quella santificante. Ma la fede appartiene alla grazia santificante; poiché siamo da essa giustificati, secondo l'insegnamento paolino: "Giustificati dunque dalla fede, ecc.". Perciò non è giusto elencare la fede tra le grazie gratis date: tanto più che in tale elenco mancano altre virtù, come la speranza e la carità.
3. Il dono delle guarigioni e il dono delle lingue non sono che prodigi. Così pure l'interpretazione delle lingue rientra nella sapienza, o nella scienza; secondo l'espressione che troviamo in Daniele: "Dio conferì a questi giovani scienza e cognizione in ogni specie di libro e di sapienza". Dunque non è giusto distinguere il dono delle guarigioni e il dono delle lingue dalla potenza di far prodigi; come è errato distinguere l'interpretazione delle lingue dalla parola di sapienza e di scienza.
4. Secondo le spiegazioni date, intelletto, consiglio, pietà, fortezza e timore sono doni dello Spirito Santo, come la sapienza e la scienza. Dunque anche essi dovrebbero essere elencati tra le grazie gratis date.

IN CONTRARIO: L'Apostolo insegna: "All'uno dallo Spirito fu data la parola della sapienza, all'altro la parola della scienza secondo lo stesso Spirito; ad un altro la fede nel medesimo Spirito; ad un altro ancora il dono delle guarigioni nell'unico Spirito; a un altro ancora la potenza dei prodigi, ad un altro la profezia, ad un altro il discernimento degli spiriti, ad un altro la varietà delle lingue, ad un altro l'interpretazione delle lingue".

RISPONDO: Come abbiamo già detto, la grazia gratis data è ordinata a far sì che un uomo possa cooperare nel ricondurre a Dio un'altra persona. Ora, l'uomo non può lavorare a tale scopo muovendo interiormente, come Dio solo può fare; ma unicamente insegnando e persuadendo dall'esterno. Perciò la grazia gratis data abbraccia tutti quei mezzi di cui l'uomo ha bisogno per istruire un altro nelle cose divine, che sono al di sopra della ragione. Ebbene, per questo si richiedono tre facoltà. Primo, che uno abbia raggiunto la piena conoscenza delle cose di Dio, per poterle insegnare agli altri. Secondo, che abbia la possibilità di confermare, o di provare le cose che dice: altrimenti non è efficace il suo insegnamento. Terzo, che abbia la capacità di esporre convenientemente agli uditori quanto ha concepito.
Ora, rispetto alla prima facoltà si richiedono tre cose: come risulta anche dall'insegnamento umano. Primo, chi ha il compito d'insegnare ad altri una data scienza, deve avere in sé certissimi i principi di essa. E a tale esigenza corrisponde la "fede", certezza delle cose invisibili, che sono come i principii fondamentali della dottrina cattolica. - Secondo, chi insegna deve avere raggiunto le principali conclusioni logiche di codesta scienza. E a ciò corrisponde la "parola della sapienza", che è la conoscenza delle cose di Dio. - Terzo, deve abbondare negli esempi e nella conoscenza degli effetti, dei quali talora è necessario servirsi per far conoscere le cause. E a ciò corrisponde la "parola della scienza", che è la conoscenza delle cose umane: poiché "le cose invisibili di Dio attraverso le cose create si rendono visibili".
Rispetto alla riprova, o conferma, trattandosi di cose soggette alla ragione, si richiedono argomenti. Invece nelle verità divinamente rivelate e superiori alla ragione, la conferma avviene mediante opere che sono proprie della potenza di Dio. E questo in due maniere. Primo, per il fatto che chi insegna la dottrina compie cose che Dio solo può compiere nei miracoli. E questi ultimi possono essere compiuti per la salute del corpo: ed allora abbiamo il "dono delle guarigioni". Se invece sono soltanto manifestazioni della potenza di Dio, come il fermarsi o l'oscurarsi del sole, e il dividersi del mare allora abbiamo la "potenza dei prodigi". - Secondo, (il predicatore evangelico) deve poter manifestare cose che Dio solo può conoscere. E queste, o sono le cose contingenti future, ed ecco allora la "profezia"; oppure i segreti dei cuori, e a ciò corrisponde il "discernimento degli spiriti".
Finalmente per la capacità di esporre si richiede, sia la lingua necessaria per farsi capire, e per questo è ricordata la "varietà delle lingue", sia la comprensione dei termini da usare, e per questo è ricordata l'"interpretazione degli idiomi".

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Come abbiamo già spiegato, non tutti i benefici a noi concessi da Dio sono grazie gratis date; ma soltanto quelli che eccedono la capacità della natura: p. es., che un pescatore sia riccamente fornito di parole di sapienza e di scienza, e altre cose di questo genere. E tali doni sono qui elencati come grazie gratis date.
2. La fede è qui elencata tra le grazie gratis date, non in quanto è una virtù che santifica l'uomo in se stesso: ma in quanto implica una sovraeminente certezza nel credere, la quale rende l'uomo idoneo a istruire gli altri sulle cose di fede. Invece la speranza e la carità appartengono alla potenza appetitiva, e si limitano a ordinare direttamente l'uomo a Dio.
3. Il dono delle guarigioni è distinto dalla capacità generale di far prodigi, perché ha un'attitudine particolare nell'indurre alla fede; alla quale uno è reso più pronto dal beneficio della salute fisica, che dai prodigi della fede. Così pure hanno speciali attitudini nel predisporre alla fede il dono delle lingue e l'interpretazione degli idiomi: ecco perché essi sono elencati tra le specie delle grazie gratis date.
4. La sapienza e la scienza non sono elencate tra le grazie gratis date nello stesso senso in cui sono ricordate tra i doni dello Spirito Santo, cioè in quanto sono predisposizioni prodotte dallo Spirito Santo nella mente di un uomo agli insegnamenti della sapienza, o della scienza, di cui abbiamo già parlato. Ma sono elencate tra le grazie gratis date in quanto importano una sovrabbondanza di scienza e di sapienza, cosicché un uomo non sia soltanto capace di ben conoscer per sé le cose di Dio, ma anche di istruire gli altri, e di confutare gli oppositori. Perciò, nell'elenco delle grazie gratis date si parla espressamente di "parole di sapienza", e di "parole di scienza": poiché, come insegna S. Agostino, "altro è sapere unicamente ciò che l'uomo deve credere, per raggiungere la vita eterna; e altro è sapere come mettere tutto questo a servizio dei buoni, e come difenderlo dagli empi".

ARTICOLO 5

Se la grazia gratis data sia superiore alla grazia santificante

SEMBRA che la grazia gratis data sia superiore alla grazia santificante. Infatti:
1. Come dice il Filosofo, "il bene del popolo è più eccellente che il bene di un individuo". Ma la grazia santificante è ordinata al bene di una sola persona; mentre la grazia gratis data è per il bene comune di tutta la Chiesa, come abbiamo notato sopra. Perciò la grazia gratis data è superiore alla grazia santificante.
2. È segno di maggior virtù poter agire su altri, che limitarsi ad agire in se stessi: lo splendore di un corpo, p. es., che può illuminare anche altri corpi, è superiore a quello di un corpo luminoso in se stesso, ma incapace di illuminarne altri. Ecco perché il Filosofo insegna, che "la giustizia è la più nobile delle virtù", perché essa si estende a ben regolare anche i rapporti con gli altri. Ora, con la grazia santificante l'uomo acquista una perfezione per se stesso: mentre con la grazia gratis data opera per la perfezione degli altri: Dunque la grazia gratis data è superiore alla grazia santificante.
3. Ciò che è prerogativa dei migliori è più nobile di quanto è comune a tutti: il ragionare, p. es., che è proprio dell'uomo, è più nobile del sentire, che è comune a tutti gli animali. Ora, la grazia santificante è comune a tutti i membri della Chiesa: mentre la grazia gratis data è un dono proprio dei membri più nobili della Chiesa. Perciò la grazia gratis data è superiore alla grazia santificante.

IN CONTRARIO: L'Apostolo. dopo aver elencato le grazie gratis date, aggiunge: "Io vi indico una via di gran lunga migliore", e comincia a parlare della carità, che appartiene alla grazia santificante. Dunque quest'ultima è superiore alla grazia gratis data.

RISPONDO: Una virtù è tanto più nobile, quanto più alto è il bene al quale è ordinata. Ora, il fine è sempre superiore ai mezzi che sono ad esso ordinati. Ebbene, la grazia santificante ordina l'uomo a raggiungere direttamente il suo ultimo fine. Mentre le grazie gratis date ordinano l'uomo ai mezzi che predispongono ad esso: le profezie, i miracoli, ecc., preparano gli uomini a predisporsi all'ultimo fine. Dunque la grazia santificante è molto superiore alla grazia gratis data.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Come il Filosofo spiega, duplice è il bene del popolo, come dell'esercito. C'è un bene intrinseco alla massa medesima: l'ordine dell'esercito, p. es. C'è poi un secondo bene separato dalla massa che è il bene del comandante supremo: e questo è superiore, poiché anche il primo è ordinato ad esso. Ora, la grazia gratis data è ordinata al bene comune della Chiesa, che è l'ordine interno di essa: ma la grazia santificante è ordinata al bene comune separato, che è Dio stesso. Perciò la grazia santificante è superiore.
2. Se la grazia gratis data potesse produrre negli altri quanto uno consegue con la grazia santificante, la grazia gratis data sarebbe da ritenersi superiore: come la luce del sole che illumina è più forte di quella di un corpo illuminato. Invece mediante la grazia gratis data uno non può causare in altri quell'unione con Dio, che egli gode mediante la grazia santificante; ma produce soltanto alcune disposizioni per codesta unione. Perciò non segue che la grazia gratis data sia più eccellente: nel fuoco, p. es., il calore che ne mostra la natura, e che agisce per riscaldare altri corpi, non è più nobile della stessa forma sostanziale del fuoco.
3. Il sentire è ordinato al raziocinio come al proprio fine: ecco perché il ragionare è una cosa più nobile. Qui invece avviene il contrario: poiché ciò che è peculiare è finalisticamente ordinato a ciò che è comune. Perciò il paragone non regge.