Il Santo Rosario
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Dicembre

1. Considera che quattro sono gli "avventi" (le venute) del Signore. Il primo "avvento" fu nella carne. Il secondo "avvento" avviene nella mente; è detto infatti: "Verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui" (Gv 14,23). Il terzo "avvento" si verificherà al momento della nostra morte, come sta scritto: "Beato quel servo che il Signore al suo ritorno troverà al lavoro" (Lc 12,43). Infine il quarto "avvento" sarà nella gloria, come leggiamo nell'Apocalisse: "Ecco, verrà sulle nubi e ogni occhio lo vedrà" (Ap 1,7).

2. Nella sua prima venuta Gesù fu umile; nella seconda sarà terribile, amabile, soave e desiderabile e benedetto nei secoli. Ogni uomo infatti, nel giudizio finale, vedrà Gesù Cristo. Gli empi a loro confusione "vedranno colui che hanno trafitto" (Gv 19,37). Invece i giusti vedranno la salvezza di Dio.

3. Chi piange per i propri peccati o per quelli del prossimo o per la miseria di questo esilio terreno, o per il ritardo di giungere al regno dei cieli, viene consolato dal Signore, il quale consolò la madre sua che piangeva durante la sua passione, dicendole: "Donna, ecco il tuo figlio!".

4. Considera che l'olio condisce tutti i cibi, così anche noi dobbiamo condire con il timore di Dio tutto ciò che facciamo, perché il salmo dice: "Servite il Signore nel timore" (Sal 2,11) e chi è in piedi stia attento a non cadere (cf. 1Cor 10,12).

5. O Israele, cioè o anima fedele, che per mezzo della fede vedi Dio, preparati all'incontro con il suo Figlio, perché è vicino il suo avvento, che si celebra nelle prossime feste. Il Figlio di Dio, venendo in mezzo a noi con l'incarnazione, valicò i cori degli angeli e giunse "saltando per i monti e balzando per le colline" (Ct 2,8).

6. Quando ascoltiamo la parola di Dio, prima veniamo illuminati nel cuore, per poter poi camminare sul retto sentiero. Mentre camminiamo, dobbiamo tenere in mano la lampada accesa, il che avviene quando mostriamo al prossimo le opere buone, fatte con retta intenzione, la quale deve illuminare ogni nostra azione.

7. Osserva che nella confessione il peccatore deve compiere tre atti: pentirsi dei peccati commessi, avere il fermo proposito di non ricadervi, obbedire a tutto ciò che gli comanda il confessore. Se la nostra barca viene legata al legno della croce del Signore con questa fune, non potrà mai venir strappata.

8. La Beata Vergine Maria è paragonata alla luna piena, perché è perfetta sotto ogni aspetto. Mentre la luna nel suo ciclo è talvolta incompleta, quando è dimezzata e quando è falcata, la gloriosa Vergine Maria mai ebbe delle imperfezioni: né nella sua nascita, perché fu santificata ancora nel grembo materno e custodita dagli angeli; né durante i giorni della sua vita, perché mai peccò di superbia: sempre rifulse di pienezza di perfezione. Ed è detta luce perché dissolve le tenebre.
Ti preghiamo dunque, o nostra Signora, perché tu, che sei la stella del mattino, scacci con il tuo splendore la nuvola della suggestione diabolica, che copre la terra della nostra mente. Tu che sei la luna piena, riempi la nostra vuotezza, dissolvi le tenebre dei nostri peccati, affinché meritiamo di giungere alla pienezza della vita eterna e alla luce della gloria infinita.

9. Quando un vaso è pieno, tutto ciò che vi si versa in più va perduto. Chi è pieno delle cose temporali, non può venir riempito della conoscenza della volontà di Dio. Chi ne vuole essere pieno, è necessario che venga prima condotto nel deserto: là potrà sentire il soffio di una brezza leggera che penetra nel suo cuore, e così sarà riempito della conoscenza della divina volontà.

10. La cattiveria trova tutto stretto; invece la povertà e l'obbedienza, proprio per il fatto che sono strette, danno la libertà: perché la povertà rende ricchi e l'obbedienza rende liberi.

11. Dobbiamo confidare solo in colui che ha fatto noi, e non in quello che noi abbiamo fatto. Colui che ha fatto noi è tutto il Bene, il sommo Bene; invece il bene che abbiamo fatto noi è sempre inquinato dai nostri peccati. Tu stesso perciò devi distinguere in quale bene si deve confidare: unicamente nel "buon" Signore Gesù.

12. Cristo con le braccia aperte sulla croce, quasi come due ali, accoglie coloro che a lui accorrono, e nel rifugio delle sue piaghe li nasconde dalla minaccia dei demoni. Infatti le piaghe di Gesù Cristo parlano di noi al Padre non per ottenere vendetta, ma per impetrare misericordia. Con l'apertura del costato del Signore, venne aperta la porta del paradiso, dalla quale rifulse a noi lo splendore della luce eterna.

13. Il sacco fatto di crine, il cilicio, i miseri pannicelli nei quali Gesù fu avvolto, l'umile luogo del presepio nel quale fu adagiato, ci invitano a svegliarci dal sonno e a scacciare le vane fantasie sulle cose di questo mondo.

14. La luce splendente si ebbe nell'incarnazione del Verbo, dalla quale scaturì la fede; il giorno pieno si verificò nella passione, con la quale fu più vicina la salvezza. "Che cosa ci sarebbe servito l'essere nati, se non fossimo stati redenti?" (cf. Exultet della veglia pasquale).

15. "Godete sempre nel Signore! Ve lo ripeto: godete". Per ben due volte l'Apostolo ripete l'invito a godere, e questo a motivo del duplice dono della prima e della seconda venuta del Signore. Dobbiamo godere perché nella prima venuta ci ha portato le ricchezze della redenzione, e nella seconda ci darà la ricompensa e la gloria.

16. Il Signore tacque come un agnello quando fu condotto alla passione; e anche ora sta in silenzio, perché non interviene con minacce o castighi. È paziente, aspetta che ognuno faccia penitenza. Ma nel giorno del giudizio griderà come una partoriente, lasciando libero corso al rammarico sì a lungo represso. Allora disperderà tutte le ricchezze accumulate iniquamente e distruggerà il loro potere; renderà deserti i monti e i colli, cioè abbatterà la superbia sia dei prelati che dei sottoposti, e farà inaridire ogni germe di gola e di lussuria.

17. L'"opera del Signore" è la creazione, la quale, ben considerata, porta colui che l'osserva all'ammirazione del suo Creatore. Se c'è tanta bellezza nella creatura, quanta ce ne sarà nel Creatore? La sapienza dell'artefice risplende nella materia. Ma coloro che sono schiavi dei sensi non comprendono tutto questo.

18. La sintesi di tutte le cose che sono state scritte per nostro ammaestramento consiste soprattutto in tre cose: nella creazione, nella redenzione e nel giudizio dell'ultimo giorno. La creazione e la redenzione ci insegnano ad amare Dio, l'ultimo giudizio a temerlo, "affinché in virtù della perseveranza e della consolazione che ci vengono dalle Scritture, teniamo viva la nostra speranza" (Rm 15,4).

19. O profondità della divina clemenza, che va ben oltre il fondo dell'umana intelligenza, perché la sua misericordia è senza numero. Sta scritto nel libro della Sapienza: "Dio, avendo tutto disposto con misura, calcolo e peso" (Sap 11,20), non volle rinchiudere la sua misericordia entro queste leggi, entro questi termini, anzi è la sua misericordia che tutto racchiude e tutto abbraccia. La sua misericordia è dovunque, anche nell'inferno, perché neppure il dannato viene punito nella misura che la sua colpa esigerebbe.

20. Oggi sono i poveri, i semplici, gli indotti, i rozzi e le vecchierelle che hanno sete della parola della vita, dell'acqua della sapienza salvatrice. Invece i cittadini di Babilonia che si ubriacano al calice d'oro della grande meretrice, i sapienti consiglieri del faraone, credete a me, costoro sono pieni di parole vuote.

21. Cristo è la verità. In Cristo ci fu la povertà, l'umiltà e l'obbedienza. Chi si scandalizza di queste cose, si scandalizza di Cristo. I veri poveri non si scandalizzano, perché solo essi vengono evangelizzati, cioè nutriti con la parola del vangelo, perché essi sono il popolo del Signore e le pecore del suo pascolo (cf. Sal 94,7).

22. Come Cristo ha accolto i ciechi per illuminarli, gli zoppi per farli camminare, i lebbrosi per mondarli, i sordi per restituire loro l'udito, i morti per risuscitarli e i poveri per evangelizzarli, così noi dobbiamo accoglierci scambievolmente.

23. Disse l'angelo ai pastori: "Questo sarà per voi il segno: troverete un Bambino avvolto in fasce e adagiato in una mangiatoia". Il Salvatore viene nell'umiltà e nella povertà. Beato colui che avrà questo segno sulla fronte e sulla mano, cioè nella fede e nelle opere.

24. Come il profeta Isaia, anche noi oggi desideriamo che i cieli si squarcino per poter contemplare, visibile nella carne, colui che è invisibile. Si squarci il cielo, discenda il Verbo e di fronte a lui si dissolva la superbia dei monti (i grandi di questo mondo) alla presenza della sua umanità. Chi sarebbe ancora così superbo, così arrogante e pieno di sé, se riflettesse a fondo sulla Maestà annientata, sulla Potenza resa debole e sulla Sapienza che balbetta?

25. Chi è tanto superbo, arrogante e orgoglioso, che, contemplando nel presepio la Maestà annichilita, la Potenza diventata debolezza, la Sapienza balbettante, non senta il cuore fondere come cera al fuoco?... E chi è tanto attaccato alle cose terrene e al denaro che, contemplando il Figlio di Dio avvolto in poveri panni, adagiato in una greppia, non senta il desiderio di liberarsi dalla schiavitù delle cose di questo mondo?

26. Ieri è nato il Signore, oggi viene lapidato il servo; ieri il Re è stato avvolto in fasce, oggi il soldato è stato spogliato della veste corruttibile; ieri il Salvatore è stato adagiato nel presepio, oggi Stefano viene portato in cielo.
Stefano s'interpreta "regola", o "coronato", oppure anche "che fissa lo sguardo". Regola dev'essere per noi il suo esempio: "Piegate le ginocchia" pregò per quelli che lo lapidavano: "Signore, non imputar loro questo peccato" (At 7,60). Fu coronato con il suo stesso sangue, e fissò lo sguardo nel Figlio di Dio: "Vedo i cieli aperti e Gesù che sta alla destra di Dio" (At 7,56.60).

27. "Il discepolo che Gesù amava". Pur senza essere nominato, con queste parole Giovanni viene come distinto dagli altri, non perché Gesù amasse solo lui, ma perché lo preferiva agli altri. Amava anche gli altri, ma questo "più intimamente". Lo gratificò di una maggiore tenerezza del suo amore perché l'aveva chiamato quando era ancora vergine, e perché vergine era rimasto: anche per questo gli affidò la Madre. E questo discepolo, durante l'ultima cena, posò il capo sul petto del Signore. Fu un grande segno di amore che lui solo posasse il capo sul petto di Gesù, "nel quale sono racchiusi tutti i tesori della sapienza e della scienza" (Col 2,3). E questo fatto era come il presagio di quanto avrebbe scritto sugli "arcani" della divinità, molto meglio degli altri.

28. Oggi Cristo è benedetto e lodato nei bambini Innocenti, che per lui e al suo posto sono stati oggi uccisi da Erode. Un Bambino è cercato, vengono uccisi dei bambini, nei quali nasce l'immagine, la figura del martirio e nei quali viene consacrata a Dio l'infanzia della chiesa. E la chiesa per bocca di Isaia dice: "Chi mi ha generato costoro? Io ero priva di figli e sterile, espatriata e condotta schiava: questi chi li ha allevati? Io ero abbandonata e sola, e questi dov'erano?" (Is 49,21).
O strazio, o pietà! I bimbi sorridevano alla spada dell'uccisore e si divertivano, i pargoletti! Gli agnellini, come afferrati per i piedi, vengono condotti al macello per essere uccisi per Cristo. Le olive nuove vengono portate al torchio per estrarne l'olio. Ecco la passione dei pargoli!
Quale il loro premio? "Sono attorno alla mensa del Signore, e cantano un canto nuovo". Per le preghiere dei santi Innocenti, conceda questo anche a noi, colui che è benedetto nei secoli.

29. La giustificazione dell'uomo si effettua in due modi: con la propria decisione e con l'ispirazione divina. Il Creatore coopera all'azione della sua creatura. Perciò, nell'opera della nostra giustificazione, egli esige il nostro volontario assenso. Sono necessari sia il nostro impegno sia la grazia divina. Invano uno si appoggia al libero arbitrio, se non è sostenuto dall'aiuto divino. Fa' dunque ciò che tocca a te, offrendo la tua volontà, e Dio farà quello che a lui compete, infondendoti la sua grazia.

30. Il Signore parla come una madre amorosa che, quando vuole abituare il figlioletto a camminare, gli mostra un pane o una mela: "Vieni", gli dice, "e te lo do!". E quando il bambino si avvicina che quasi lo prende, la madre a poco a poco si allontana e, sempre mostrando ciò che ha in mano, continua a dirgli: "Vieni, se vuoi prenderlo!". Anche alcuni uccelli tirano fuori dal nido i loro piccoli e con il loro volo insegnano loro a volare e a seguirli nell'aria.
La stessa cosa fa Cristo: per indurci a seguirlo, propone se stesso come esempio e ci promette il premio nel suo regno.

31. Niente è più prezioso del tempo, e, purtroppo, nulla si trova oggi che sia meno apprezzato. Passano i giorni della salvezza e nessuno riflette, nessuno si preoccupa di perdere un giorno, che non gli ritornerà mai più. Come non cadrà un capello dal capo, così neppure un istante di tempo andrà perduto... Dice l'Ecclesiastico: "O figlio, abbi cura del tempo!" (Eccli 4,23) perché è un dono sacrosanto...
O peccatore, il Signore ti ha concesso (imprestato) il tempo per guadagnarti la salvezza, e tu ti sei appropriato del tempo che ti è stato accordato, e l'hai sprecato. Ma, credi a me! Il Signore ti richiederà ciò che è suo, e farà giustizia. O Signore, se tu giudicherai severamente i giusti, che cosa ne sarà degli ingiusti?