Il Santo Rosario
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Gennaio

1. La Vergine diede alla luce il figlio. Quale figlio? Il Figlio di Dio, Dio stesso. O tu, donna più felice di ogni altra, che hai avuto il figlio in comune con Dio Padre! Di quale gloria risplenderebbe una misera donna se avesse un figlio da un imperatore di questo mondo? Di gran lunga più grande è la gloria di Maria che ha condiviso il Figlio con Dio Padre. Il Padre ha dato la divinità, la Madre l'umanità; il Padre ha dato la maestà, la Madre l'infermità. Partorì il Figlio suo, l'Emanuele, cioè il "Dio con noi": chi dunque sarà contro di noi?

2. "Apparve nel cielo un segno grandioso: una donna vestita di sole..." (Ap 12,1-2). Questa donna raffigura la chiesa, che a buon diritto è chiamata "donna", perché feconda di molti figli, che ha generato dall'acqua e dallo Spirito Santo. Questa è la donna vestita di sole. Il sole è così chiamato perché compare da solo, dopo aver oscurato con il suo fulgore tutte le altre stelle. Il sole è Gesù Cristo, che abita una luce inaccessibile (cf. 1Tm 6,16), e il cui splendore vela e oscura i deboli raggi di tutti i santi, se vengono a lui paragonati, perché "non c'è santo come il Signore" (1Re 2,2).

3. Gesù, dolce è il tuo nome, più del miele e di ogni altra dolcezza. Che cosa significa Gesù, se non Salvatore? O buon Gesù, proprio per te stesso sii a noi Gesù, affinché tu, che ci hai dato l'inizio della dolcezza, cioè la fede, ci dia anche la speranza e la carità, perché vivendo e morendo in esse, meritiamo di giungere fino a te.

4. La dottrina di Cristo non possiede la melodia dell'adulazione, perché non lusinga i peccatori, non promette beni di quaggiù, ma severamente ammonisce e insegna a mortificare la carne, a disprezzare il mondo. Per questo sono pochi quelli che l'ascoltano.

5. Il Signore, scegliendo i semplici e gli indotti, dimostra che la sapienza del mondo è arida e insipida. La sapienza della carne è il demonio notturno: è cieca, per quanto essa sia convinta di vederci molto bene; solo nella notte ha la vista acuta, come il gatto. Tutta la sapienza e la prudenza di questo mondo consiste nel nutrire e accontentare la carne, nell'accumulare ricchezze, che sono come pietre con le quali i sapienti e i prudenti del mondo saranno lapidati nel giorno del giudizio.

6. Come la stella attirò i Magi dell'oriente a Gerusalemme, così la grazia divina richiama i peccatori dalla vanità mondana allo stato penitente, per cercare il Re neonato, e, trovatolo, adorarlo. E dove lo trovano? Nel buon esempio di chi vive cristianamente.

7. O misericordia di Dio, che non si scorda mai di aver pietà, e sempre è a disposizione di chi ritorna a lui! Si allieti dunque il cuore di quelli che ti cercano, o Gesù, e più ancora di quelli che ti trovano. Corri anche tu, come i Magi, dietro alla stella che ti conduce verso la vita. Poco avrai da faticare, presto giungerai e troverai il Desiderio dei santi, la Gioia degli angeli.

8. Nell'Antico e Nuovo Testamento c'è la pienezza di tutta quella scienza che sola sa insegnare, che sola fa sapienti: le cui parole sono simili alle ali stese sopra l'Arca dell'alleanza, perché ci proteggano dall'arsura della prosperità mondana, dalla pioggia della concupiscenza carnale, dalla folgore della suggestione diabolica. Questa è la sola scienza che insegna ad amare Dio, a disprezzare il mondo, a domare le passioni.

9. Il penitente, giunto alle altezze di una vita incontaminata, trova i pascoli della Sacra Scrittura: e alimentandosi con la lettura del Libro santo, giunge alla gioia della preghiera devota.

10. Abbi sempre Dio nella tua mente. Se hai Dio hai tutto, perché hai colui che tutto ha creato, che da solo è in grado di saziarti, e senza il quale tutto ciò che esiste è nulla. Abbi dunque sempre Dio nella tua mente.

11. Il cristallo, percosso dai raggi del sole, li riverbera. Così, il credente, illuminato dal fulgore di Cristo, deve emettere scintille di parole e di esempi che siano in grado di illuminare e accendere il prossimo.

12. Chi segue il Signore, desidera che anche gli altri lo seguano, e perciò egli si volge al prossimo con animo premuroso, con preghiera devota e con l'annuncio della parola di Dio.

13. Parla bene chi testimonia con le azioni ciò che annuncia con la bocca. Chi con fedeltà distribuisce il pane della Parola di Dio e non tiene nascosta la testimonianza della verità. Questi sarà benedetto nel presente e nel futuro.

14. Cristo dice: "Io sono la Verità". Chi predica la verità, afferma Cristo; chi tace la verità, rinnega Cristo. Ma la verità provoca l'odio; e perciò ci sono di quelli che, per non incorrere nell'odio degli uomini, s'imbavagliano la bocca col silenzio.

15. Maria è la stella del mare. Se non risplende su di te questa stella, sei un cieco che va avanti a tentoni, la tua navicella è sconquassata dalla burrasca e tu finisci col naufragare in mezzo ai flutti.

16. All'annunzio dell'angelo, Maria si turbò. Si turbò perché si sentiva attribuire delle qualità che non le pareva minimamente di possedere. Rara virtù, che un'evidente santità resti nascosta unicamente a chi ne è rivestito!

17. L'anima, in cui Maria prende dimora, è tutta piena d'ogni fragranza di virtù. Da lei emana profumo di umiltà e di castità. Da lei, infatti, è nato Gesù Cristo, che tutto il mondo riempie di odore soave.

18. È un grande segno di predestinazione l'ascoltare volentieri la parola di Dio. Come l'esule, il quale cerca e sente con piacere le notizie provenienti dalla sua terra, dimostra di amare la sua patria; così si può dire che abbia già il cuore rivolto al cielo, il cristiano che ascolta con interesse chi gli parla della patria celeste.

19. Arrossisca l'insensato orgoglio, si sgonfi la tronfia arroganza, perché la Sapienza di Dio è discesa! Misero uomo, strisciando con le mani e coi piedi, tenti di arrampicarti verso gli onori, mentre Gesù, al richiamo della pia Madre, differì fino ai trent'anni la missione redentrice che aveva iniziato dodicenne nel Tempio.

20. Cristo è verità: in Cristo rifulsero povertà, obbedienza, umiltà. Chi si scandalizza di queste virtù, si scandalizza di Cristo. I veri poveri non si scandalizzano, perché essi soli si nutrono della verità del vangelo, e sono il popolo del Signore, i poveri, le pecorelle che egli conduce al pascolo.

21. I poveri in spirito sono il popolo di Dio. Staccati dalle cose terrene, nelle altezze della povertà, essi contemplano il Figlio di Dio nei misteri della sua vita e nella gloria del cielo. Sono essi che il Signore consola. Privi di beni temporali, egli li consola con i suoi beni. E mentre crolla l'edificio dei conforti mondani, subito il Signore erige in loro la casa della sua gioia. Egli trasforma la desolazione della povertà in delizie di intima soavità.

22. Il giusto è sempre occupato in qualche cosa. "Non stare mai con le mani in mano - ammonisce san Girolamo -, così che il diavolo ti trovi sempre occupato, perché molta malizia insegna l'oziosità". Perché Egisto diventò adultero? - si domanda l'antico poeta -, e risponde: "Chiaro, era un ozioso". Dall'oziosità pullulano nell'anima le superfluità; invece il lavoro consuma i fluidi superflui facendoli evaporare. Si sa che certe piante, se non sono coltivate, ridiventano selvatiche: così è dell'uomo pigro e indolente.

23. Di rado peccano coloro ai quali mancano le attrattive del peccato; e più presto si rivolgono alla grazia quelli che nulla hanno al mondo con cui sollazzarsi. Perciò, felice la sofferenza che ci orienta verso le cose migliori! Così, quelli che non godono l'abbondanza delle cose mondane, quelli che hanno una salute fisica cagionevole, con maggiore facilità rispondono all'invito divino. Succede che qualcuno, fortemente attaccato a questa terra, a un certo momento, non potendo tener dietro al mondo, viene dal mondo disprezzato e abbandonato. E Cristo lo incontra, perché egli va in cerca di quelli che il mondo copre di disprezzo e di abbandono, e lo attira al suo amore e lo nutre con la sua divina parola.

24. Chi accumula ricchezze è più povero dei poveri, perché non è padrone di se stesso: è il denaro il suo signore; sembra un possessore, in realtà è dal denaro posseduto. Per quanto abbia, crede sempre di avere troppo poco. Dice un filosofo antico: "Chi non è mai sazio, anche se diventa padrone del mondo, è un mendico". E ancora: "Secondo me, non è povero chi si accontenta di quello che ha, anche se è poco".

25. I sentieri della rettitudine sono la povertà e l'obbedienza, e per essi Cristo, povero e obbediente, ti guida con il suo esempio. In essi non c'è alcuna tortuosità, ma solo rettitudine e sincerità. La povertà infatti rende ricchi e l'obbedienza rende liberi. Colui che corre dietro a Gesù per questi sentieri, non trova l'inciampo della ricchezza e della propria volontà.

26. Molti, privi di forza d'animo, piangono sulla perduta prosperità, sulla loro povertà forzata, e assai spesso perdono la fede. Costoro non hanno nelle vene il nobile sangue di Cristo, il quale ci insegna a essere lieti anche nelle privazioni.

27. Quanto più l'uomo allarga i suoi possessi, tanto più si limita, perché perde la sua libertà. La smania delle ricchezze lo rende schiavo, e, facendosi servo di esse, diventa meschino. Infelice chi è più piccolo delle cose che possiede! Ed è più piccolo, quando si subordina ai suoi beni, anziché fare che questi stiano subordinati a lui. Tale soggezione servile appare evidente nella febbre che lo domina e nel dolore che prova quando perde i suoi averi. La libertà vera non si trova che nella povertà volontaria.

28. Dice Isaia: "E farà del suo deserto un luogo di delizie" (Is 51,3). Infatti il deserto della povertà esteriore crea le delizie della soavità interiore. Il Signore definisce spine le ricchezze di questo mondo (cf. Mt 13,22), mentre Isaia chiama delizie il deserto della povertà. O spine del mondo! O delizie del deserto! Quanto è lontana la verità dal falso, la luce dalle tenebre e la gloria dalla pena, altrettanta è tra voi la differenza. La natura ha generato gli uomini poveri, è la malizia che li ha fatti ricchi. Ma la vera povertà ama la solitudine ed è sempre lieta.

29. Il cuore è come il re, che dirige e governa quello "stato" che è il corpo. Questo re dispone di cinque ministri particolari, cioè dei cinque sensi del corpo, due dei quali gli sono particolarmente vicini: gli orecchi e la lingua. Con gli orecchi percepisce le cose esteriori, con la lingua manifesta quelle interiori. Ma se gli orecchi vengono otturati dai sedimenti e la lingua si inceppa, che cosa potrà fare il re, che cosa potrà fare il cuore? Il suo regno viene distrutto perché sono distrutti i suoi ministri. Che cosa resta da fare? Rimane un solo e unico rimedio: condurre il sordomuto da Gesù, affinché gli imponga la sua mano e lo guarisca.

30. Richiama alla memoria i più bei giorni della tua vita, i giorni della tua innocenza, quando Dio illuminava con la grazia la tua anima, e ti parlava nella preghiera, e ti guidava e custodiva in tutto quello che ti accingevi a fare. Vivevi allora felice con lui nella sua città; ma tu hai voluto uscirne, e allora gli assassini ti hanno aggredito, ti hanno coperto di ferite, ti hanno spogliato di ogni bene. Piangi e sospira la felicità perduta, ora che giaci quasi senza vita nella tua miseria, incapace di rialzarti.

31. Pensa che hai da rendere conto a colui che è autore e difensore della legge da te calpestata. Dovrai presentarti colpevole a colui che fa tremare l'universo, a colui davanti al quale i reprobi urleranno: "Montagne, crollate su di noi, seppelliteci vivi, che non abbiamo a vederlo!". Sì, il Signore ha taciuto, ha lasciato correre per tanto tempo; come un agnello, si lasciò schiaffeggiare e sputacchiare da te, dai tuoi peccati, e non reagì. Ma il suo volto pallido e dissanguato sulla croce, un giorno lo vedrai acceso d'ira contro di te. Potrai tu allora sostenere quel terribile aspetto?